Nei prossimi giorni una delegazione si recherà in Municipio per chiedere l’intervento di mezzi utili a rimuovere i detriti
La pioggia a tratti incessante di questi giorni ha provocato ingenti danni nel territorio di Cassano Jonio, e, in particolare, nel tratto che costeggia il fiume Eiano. In località Garda a causa dell’ingrossamento delle acque del fiume, divenuto in alcuni tratti minaccioso, ha causato la rottura degli argini invadendo alcuni terreni agricoli adiacenti.
Analoga situazione si ebbe più d’un anno e mezzo fa, quando il fiume si riversò nelle campagne sino alla Piana di Sibari, riducendole ad enormi risaie.
La condizione stavolta è stata più tragica perché il fiume non “contento” d’allagare tutto ha trascinato con sé tutto ciò che ha trovato sul suo percorso.
Recinzioni divelte, ponticelli distrutti, alberi sradicati e pezzi di terreno letteralmente trascinati via.
In alcuni punti ha cambiato addirittura la sua “rotta”, abbandonando il suo corso ed il suo letto per immettersi in mezzo agli alberi ed alla vegetazione circostante.
Eiano, vocabolo greco che significa letteralmente “sottile”, quindi un piccolo fiume, ha perso i suoi connotati ed è diventato grosso e limaccioso.
Ha gonfiato il suo letto e lo ha fatto a discapito di numerosi piccoli proprietari di poderi agricoli che ha selvaggiamente defraudato.
Gli agricoltori, sempre più amareggiati, non sanno a che santo rivolgersi. Hanno visto svanire nel nulla porzioni delle loro proprietà: al loro posto tagli profondi, simili a ferite scure che s’insinuano fin nel ventre della terra.
Per non parlare delle colture invernali irrimediabilmente compromesse, o seppellite nel fango.
Chi s’adopererà per ricostruire i danni che la natura ha arrecato?
Una delegazione d’agricoltori nei prossimi giorni si recherà in Municipio per chiedere che vengano messi a loro disposizione i mezzi meccanici utili alla rimozione dei detriti.
Il tempo non s’è ancora ristabilito: v’è il rischio che altre piogge trovino strada facile per nuovi danni.
La natura ha delle precise regole che l’uomo, a volte, fa finta d’ignorare, perché, malato di superbia, s’arroga il diritto di dominarla e costruisce su zone franose, allunga le sue colture fin sopra gli argini e disbosca senza criterio.
La natura non si può “imbrigliare”: il tempo passa senza che dia segni di ribellione, ma quando decide di scatenarsi distrugge in un attimo tutto quello che l’uomo ha costruito nel corso degli anni.
La natura presenta insomma “il conto” all’uomo, e gli ricorda quanto la sua presunzione sia solo illusoria.
Dalla drammatica e distruttiva esondazione del Crati d’un paio d’anni fa, che riseppellì l’antica e gloriosa Sibari disseppellita da lunghe e costose campagne di scavi, nel territorio si vuol finalmente prendere coscienza “in pratica” del dissesto idrogeologico?