Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha accolto il ricorso, presentato dalla Procura di Cosenza, contro la decisione del gip di rigettare la richiesta di interdizione dai pubblici uffici che era stata avanzata nei confronti di Stefania Frasca, direttore generale dell’Asi, il consorzio di sviluppo industriale di Cosenza. Nei mesi scorsi, la Procura ha chiuso le indagini sulla presunta allegra gestione del Consorzio e ha iscritto nel registro degli indagati Frasca, l’ex presidente Diego Tommasi e il responsabile dell’area contabile Antonio Carlo Rango.
I reati contestati, a vario titolo agli indagati, sono truffa, falsità documentale e abuso d’ufficio. Le indagini – coordinate dal procuratore capo Dario Granieri e condotte dal pm Domenico Assumma – sono iniziate nel 2013 e prendono in considerazione tutto il 2014. La Procura vuole vederci chiaro, oltre che su presunte spese allegre, anche su una serie di incarichi di dirigenti e consulenti. Nello specifico, «in violazione dei doveri di legalità e di corretta e economica gestione – è scritto nel provvedimento emesso mesi fa – intenzionalmente Frasca e Tommasi, nel loro ruolo, avrebbero agito procurando a Frasca l’illecita proroga, per un ulteriore quinquennio, dell’incarico di direttore generale del Consorzio, “agli stessi patti” del contratto stipulato col Consorzio medesimo nell’aprile 2008, e scaduto nell’aprile 2013 per effetto della delibera del Comitato direttivo del Consorzio del 06/09/2012, che aveva bloccato il rinnovo di tutti i contratti dei collaboratori e consulenti esterni e i contratti dei dirigenti interni dell’ente, con scadenza negli anni 2012 e 2013. Inoltre, nel contratto rinnovato, formalmente firmato in data 10 maggio 2013, riconoscevano arbitrariamente, quale voce della retribuzione del direttore generale, anche un’indennità annuale lorda, “quale retribuzione alla persona”, pari a 40mila euo – oltre rateo e quattordicesima mensilità – priva di ogni fondamento contrattuale o normativo». Secondo l’accusa, l’interdizione dai pubblici uffici si era resa necessaria perché Frasca sarebbe stata «particolarmente incline alla simulazione e all’artificio, nonché alla consumazione di atti gravissimi di inquinamento probatorio». Un’accusa respinta fortemente dalla difesa del direttore generale. Infatti, i suoi legali, gli avvocati Franz Caruso e Gemma Altimari, presenteranno ricorso in Cassazione e quindi, allo stato, Stefania Frasca resta al suo posto in attesa della sentenza della Suprema Corte.
Giacinto De Pasquale