Il vescovo della Diocesi di Cassano Jonio, monsignor Francesco Savino (foto), definisce «icona del disastro antropologico» l’immagine del bambino siriano trovato morto su una spiaggia del litorale turco. «Siamo nel terzo millennio – afferma il presule – ed assistiamo a fratelli migranti che muoiono in furgoni, in una valigia, in una stiva, che muoiono in un barcone, nel mare Mediterraneo che oramai è diventato un cimitero liquido; com’è possibile ancora immergersi, o bagnarsi nelle acque del Mediterraneo che odorano di morte di tanti fratelli e sorelle?».
Il ministro della Diocesi cassanese ha affermato che sul problema immigrazione c’è stata a monte un’enorme sottovalutazione, ritardi notevoli rispetto al problema e nè le Nazioni unite nè l’Unione europea hanno fatto la loro parte lasciando l’Italia e la Grecia da sole a gestire la questione.
«Nelle ultime ore – insiste Savino – sembra che ci sia uno scatto di responsabilità e un minimo di risveglio della coscienza europea; io sono convinto che sull’immigrazione si giochi il presente e il futuro della democrazia, e sull’immigrazione c’è in gioco la civiltà».
Savino invita a una riflessione, alla luce soprattutto degli sbarchi di migranti al porto di Corigliano Calabro, e attacca sul commercio delle armi: «Forse non ci sono anche industrie belliche italiane che fanno soldi vendendo armi e proiettili lì dove oggi sono in atto i conflitti? Chi specula vendendo le armi? Forse l’Italia è esente dal problema della vendita delle armi e dei proiettili?».
Parole dure e schiette quelle di monsignor Savino, parole di condanna per le nazioni che lucrano sulle disgrazie della gente che soffre.