Ecco come tanti giovani laureati finiscono nella “rete”
Giovani sfruttati e malpagati, alle prese con orari di lavoro impossibili, spesso, anzi spessissimo, senza contributi e senza assicurazione contro gl’infortuni. Questo è il quadro che emerge dall’esperienza d’alcune ragazze e ragazzi della Sibaritide che dopo avere conseguito la sospirata laurea si trovano a cercare un impiego e non trovando ciò per cui hanno studiato ripiegano sui villaggi turistici del compresorio sibarita per guadagnare qualcosa, almeno in estate.
Uno dei tanti villaggi di Sibari, in particolare, è “meta” di tantissimi giovani, i quali, dopo avere bussato a tantissime porte ed averle trovate “sbarrate”, decidono di portare i loro curricula vitae et studiorum al direttore del personale.
La fila e la trafila sono lunghe. In tanti hanno infatti avuto la stessa idea nei giorni scorsi, ma soltanto in pochi sono stati selezionati e scelti. In alcuni casi non conta l’esperienza magari maturata nel settore, ma serve soprattutto la bella presenza, specialmente se si tratta di ragazze.
I “prescelti” vengono sottoposti a dei giorni di prova, ovviamente non retribuiti. Dopo il periodo di verifica ritenuto “sufficiente”, viene offerto loro un lavoro malpagato. Sì, perché si tratta d’una paga ben al di sotto delle loro attese, praticamente “da fame”.
E allora ci si ritrova di fronte ad un bivio: restare ed essere sfruttati oppure scappare a gambe levate? Sono queste le storie ordinarie “di lavoro” nel settore turistico locale, dove spesso il silenzio nasconde insopportabili condizioni di sfruttamento.
Il mondo della ristorazione e del turismo in generale è quello in cui i lavoratori sono tra i più sfruttati, tra i meno tutelati dai sindacati, ma soprattutto tra i più ricattati e ricattabili.
Ciò mentre i tanti paladini di questo “turismo da straccioni” continuano a mendicare presso le istituzioni locali finanziamenti milionari per avere infrastrutture al loro “servizio”, primo fra tutti l’agognato aeroporto. Per far “volare” gli sfruttati, magari…