Lei minaccia di denunciarlo e i carabinieri lo avvisano per ben due volte…
Nel giorno dedicato alla festa della donna a Corigliano Calabro emerge una storia alquanto singolare, forse da dividere a metà tra realtà e fantasia. Da qualche settimana, infatti, sul capo d’un giovane penderebbe una “spada di Damocle”. Un’eventuale denuncia per stalking.
Contro di lui starebbe puntando l’indice accusatore una coetanea.
La giovane coriglianese, residente nella popolosa frazione dello Scalo cittadino, un giorno si sarebbe presentata in caserma dai carabinieri.
Dove avrebbe elencato quell’ipotetico rosario di vessazioni in cui sarebbe incappata, dalla fine della scorsa estate, proprio dopo aver conosciuto quel ragazzo.
Telefonate a ripetizione, centinaia di messaggi sullo stesso telefonino ed altrettanti sulla messaggeria dei social network, Facebook in particolare.
Tanto che a un certo punto avrebbe dovuto azionare le apposite funzioni di “blocco” per quel contatto molesto.
Non solo. La trentenne, infatti, avrebbe riferito di subire inseguimenti ed appostamenti da parte del presunto molestatore. Atti persecutori che oltrepasserebbero quella flebile linea tra i reati di molestie e di violenza privata, sconfinando nella persecuzione fisica oltre che psicologica: lo stalking, appunto.
I carabinieri avrebbero contattato il presunto autore di tali atti, il 29enne Giuseppe Pagnotta, anch’egli coriglianese e residente allo Scalo, avvisandolo della concreta possibilità d’una querela per stalking nei suoi confronti da parte della coetanea.
Ma l’atteggiamento persecutorio nei confronti della sua accusatrice non avrebbe subìto lo “stop” sperato dalla stessa presunta vittima.
Tanto che, nella giornata di venerdì scorso, i carabinieri avrebbero ricontattato Pagnotta, invitandolo a ripresentarsi in caserma.
Dove un sottufficiale dell’Arma lo avrebbe redarguito con una nuova ammonizione, diffidandolo verbalmente, per una seconda volta nel giro di pochissimo tempo, dal proseguire quell’ipotetica condotta delittuosa.
“Incassato” il nuovo avvertimento, Giuseppe Pagnotta racconta d’essere uscito dalla caserma ubicata nella centralissima zona San Francesco della frazione Scalo e si sarebbe diretto verso la propria abitazione.
Poco dopo sarebbe nuovamente uscito di casa e – prosegue nel racconto – avrebbe incontrato nei pressi d’un bar proprio la sua accusatrice, la quale sarebbe stata in compagnia d’un ragazzo, forse alla stessa sentimentalmente legato.
Tra lui e i due vi sarebbe stato qualche sguardo non certo “benevolo”, e, da ambo le parti, anche qualche parola poco o per nulla “elegante”.
Qualche ora più tardi, invece, per Giuseppe Pagnotta vi sarebbe stato l’inaspettato presunto violento epilogo.
Intorno alle 17,30 il giovane racconta che stava attraversando a piedi la zona alta dello Scalo, quella circostante via Palmiro Togliatti, quando improvvisamente sarebbe stato avvicinato da un gruppo di sconosciuti. «Erano in quattro – dice – due dall’accento straniero, credo rumeni, e gli altri due italiani con accento del posto; m’hanno bloccato, afferrato e picchiato, sferrandomi calci e pugni. Per mia fortuna – prosegue il racconto della presunta vittima – una signora s’è affacciata da un balcone dopo avere sentito le mie urla, a sua volta ha urlato ai miei aggressori e li ha messi in fuga».
Il 29enne è stato soccorso dal 118 e trasportato con un’ambulanza in Pronto soccorso, presso l’ospedale cittadino “Guido Compagna”.
Dove il medico di turno gli ha riscontrato ferite guaribili in cinque giorni.
Ieri si sarebbe ripresentato ai carabinieri per denunciare l’accaduto: «ma loro non mi credono…».