«Sergio Garasto: pronto?
Nunziatina Falcone: pronto dottore
Sergio Garasto: eh
Nunziatina Falcone: ascolta, io l’ho sentito tramite…tramite messaggio, che lui in questo momento ha un po’ di problemi a casa, come sapete
Sergio Garasto: eh!
Nunziatina Falcone: praticamente ha detto che si sarebbe fatto sentire anche lui oppure secondo me dopo le otto, che può darsi che passa da queste parti
Sergio Garasto: e digli quella cosa…quell’altro modo è questo qua per…(incomprensibile)…dai (linea disturbata)
Nunziatina Falcone: digli?
Sergio Garasto: l’unico modo per stopparsi e che è ottimo pure
Nunziatina Falcone: eh va bene insomma poi ne parliamo di persona, dopo le otto ti facciamo una telefonata, o io o lui così vediamo un pò…va bene
Sergio Garasto: io alle otto lavoro capito, poi mi trovate al lavoro a me…d’accordo
Nunziatina Falcone: ah ok, dalle otto fino a domani mattina?
Sergio Garasto: fino a domani mattina sì…ma è meglio se ci vediamo stasera, è meglio con lui, così definiamo meglio questa cosa
Nunziatina Falcone: eh infatti sì, sì sì sì va bene ok
Sergio Garasto: ciao ciao
Nunziatina Falcone: ciao».
Questa telefonata è dell’8 maggio 2012.
E’ una delle tante e certamente la più significativa tra quelle “cristallizzate” dal Giudice per le indagini preliminari Margherita Letizia Benigno nella propria ordinanza.
Il 15 maggio 2012 – il giorno in cui sarebbe stato consumato l’infanticidio presso l’ospedale “Compagna” – molteplici furono i contatti telefonici tra Nunziatina Falcone, Piero Andrea Zangaro e Stefania Russo.
Non solo. Già perché gl’indagati sono stati pure pedinati, appostati e fotografati insieme, da parte di finanzieri in borghese.
«I contatti telefonici, i contenuti delle conversazioni e gl’incontri Garasto-Falcone, Falcone-Zangaro e Garasto-Zangaro, tra il primo maggio e il 16 maggio 2012 – scrive il Gip – assumono un rilievo assolutamente determinante per la comprensione dell’accordo criminoso e la contestuale concorsuale partecipazione alla ideazione, programmazione ed esecuzione del reato; le risultanze investigative, collimanti e coerenti – scrive ancora il magistrato – attestano come nei 15 giorni che hanno preceduto il fatto criminoso Nunziatina Falcone, amica della gestante Stefania Russo, Piero Andrea Zangaro, titolare del bar “Underground” in cui lavora il fidanzato della Falcone (coinvolto in vicende giudiziarie riguardanti truffe perpetrate ai danni di enti pubblici) e il dottore Garasto si sentano spessissimo, e nel corso delle telefonate, dai contenuti volutamente criptici i tre concordano appuntamenti per parlare a voce di determinate cose; il dottore Garasto sembra suggerire un sistema sicuro per “stoppare” qualcosa.
Da luogo di primo soccorso, di cura, da punto d’eccellenza, a volte, in alcuni tipi d’interventi chirurgici, a “fabbrica” di reati, dunque.
L’ospedale ospedale “Guido Compagna” di Corigliano Calabro “fucina” di decine di capi d’imputazione che reggono l’inchiesta “Medical market” dove medici compiacenti avrebbero per anni rilasciato false certificazioni mediche col fine d’ingannare altri medici, quelli delle compagnie assicurative, al fine di conseguire anche loro illeciti profitti unitamente ai pazienti da loro stessi visitati.
Il più grave dei fatti oggetto delle contestazioni giudiziarie è quello che coinvolge insieme il dottore Garasto, Stefania Russo, Nunziatina Falcone e Piero Andrea Zangaro.
Tutt’e quattro – secondo le accuse – con un’azione premeditata, concordata e pianificata, avrebbero causato la morte del nascituro in grembo a Stefania Russo, la quale era al settimo mese di gravidanza.
In particolare, Piero Andrea Zangaro e Nunziatina Falcone, nel loro ritenuto ruolo d’ideatori e promotori del delitto, avrebbero assicurato l’intervento e l’apporto del dottore Garasto in servizio presso il Pronto soccorso del “Compagna”.
Il medico avrebbe dapprima impartito loro le modalità da seguire per provocare l’espulsione del feto, avvenuta all’esterno dell’ospedale in modo ancestrale, programmando di non rianimare il feto sin dalla sua espulsione dal grembo materno.
Garasto, inoltre, prendendo in cura Stefania Russo in Pronto soccorso accompagnata da Nunziatina Falcone appena dopo l’espulsione del feto, avrebbe omesso ogni primario intervento medico diretto a garantirne la sopravvivenza sebbene lo stesso presentasse segni di vita.
Omettendo, quindi, volontariamente e consapevolmente, d’effettuare immediatamente il taglio del cordone ombelicale e le conseguenti attività rianimatorie.
Contribuendo dunque, in modo determinante, a provocare la morte della creatura per arresto cardiorespiratorio da insufficienza cardio-respiratoria acuta, nonché nell’assicurare, come preventivamente concordato coi ritenuti sodali, la formazione della falsa certificazione medica di pronto soccorso al fine di fare risultare la sussistenza di traumi o patologie ai danni della donna idonei a dimostrare che l’aborto era stato provocato da trauma violento in seguito ad un incidente stradale…