La Corte d’Assise di Firenze all’udienza del 24 gennaio 2023 ha assolto, all’esito di un processo molto impegnativo culminato con la formula di rito “il fatto non sussiste”, il trebisaccese A.L., difeso dall’Avv. Giovanni Brandi Cordasco Salmena del Foro di Castrovillari,
dai gravi reati che gli venivano contestati. Ha assolto altresì S.V. e P.C. dai gravi reati che venivano contestati loro per “non aver commesso il fatto”, mentre ha condannato B.F. ed R.A. per i gravi reati che venivano loro contestati. Molto singolare la vicenda che ha riguardato il trebisaccese, già altre volte attenzionato dalle Forze dell’Ordine per truffa informatica ed altri reati. Questa vicenda però ha interessato le cronache internazionali a seguito dell’indagine per sequestro di persona coordinata dal PM DDA di Firenze Dott. Egidio Paolini. Il processo si è incardinato in Corte d’Assise a seguito del rinvio a giudizio disposto dal GIP di Firenze di tutti gli imputati per il reato di sequestro di persona e per altre ipotesi altrettanto gravi. A.L. vi è comparso come imputato e contestualmente come parte offesa. Lo stesso, oggi trentottenne di Trebisacce, si era trasferito a Firenze per motivi di studio. I fatti risalgono al 2019. Tecnico informatico, l’uomo, il 14 ottobre venne sequestrato e, sotto la minaccia di una pistola, prelevato con la forza dalla sua abitazione in via Canto del Rivolto e tenuto in ostaggio a Cerveteri, cittadina a nord ovest di Roma. Il sequestro, come motivato dal dispositivo di rinvio a giudizio degli imputati B.F., 29 anni e R.A. di 31, entrambi di Cerveteri, emessi dal GIP Antonella Zatini avvenne per convincere A.L. a restituire alcune migliaia di euro pagategli da un gruppo criminale internazionale per una mega truffa online al fine di ottenere password che consentissero l’accesso abusivo ai codici delle vincite, delle slot machine ed a restituire denaro usato per fare truffe online a strutture ricettive con carte di pagamento elettroniche falsificate o alterate del cui utilizzo A.L. non era autorizzato; un sequestro protrattosi per tre giorni fino a quando vi fu l’irruzione dei Carabinieri di Civitavecchia nel covo di Cerveteri e la conseguente liberazione dell’ostaggio in un momento di distrazione dei sequestratori che, pur impossessatisi del computer e del cellulare dell’ostaggio, gli consentirono di inviare un whatsapp al fratello con l’indicazione del covo dove era tenuto prigioniero, Campo di Marte mare di Cerveteri. L’abitazione era stata presa in affitto da uno degli imputati, B.F., per sé e per l’agrigentino P.C. di 38 anni, imputato di concorso nel sequestro, anche come proprietario dell’auto con la quale A.L. fu condotto a Cerveteri. L’indagine ha consentito di ricondurre i motivi del sequestro ad un debito di svariate migliaia di euro, come detto, a causa di una frode informatica che i due sequestratori e il sequestrato, avrebbero tentato nei mesi precedenti mediante l’uso di password finalizzate all’accesso a sistemi in grado di manomettere slot machine. Ciò grazie alle competenze informatiche di A.L., il quale però ha precedenti per hackeraggio ed è stato a sua volta rinviato a giudizio per utilizzo indebito e falsificazione di carte di credito e di pagamento. Il Collegio difensivo, relativamente ai reati contestatigli in questo grave processo, ha deciso che lo stesso non abbia alcuna responsabilità mentre si accinge in veste di parte offesa a chiedere i danni che ha subìto a causa della singolare vicenda. Ha espresso soddisfazione per il proprio assistito, il difensore che non l’ha mai abbandonato durante le fatiche del procedimento.