Il neo Ministro alle Infrastrutture Salvini oggi incontrerà i due governatori di Calabria e Sicilia per parlare di Ponte sullo Stretto.
Con una guerra alle porte, con una pandemia iniziata due anni fa e da cui ancora non siamo usciti, con una crisi economica e sociale drammatica,
sarebbe solo folle pensare di perdere tempo (e soldi pubblici) a parlare di favole, ma a
quanto pare governi nazionali e regionali non tengono scuorno.
A Salvini, a Occhiuto, a Schifani e a tutti i fan di questa farsa, andrebbe semplicemente
ricordato perché nel 2013 si è optato per la cancellazione ufficiale del progetto,
l’annullamento di tutti i contratti allora in essere e la liquidazione della società
concessionaria, la Stretto di Messina spa: il coordinatore tecnico-scientifico del progetto,
Prof. Remo Calzona, aveva ammesso che, a fronte di numerose edizioni di un progetto
infinito, quella decisiva per dimostrarne la realizzabilità, la progettazione esecutiva, non si
era mai realizzata perché avrebbe dimostrato l’esatto contrario della fattibilità, ovvero la non
realizzabilità del manufatto.
Il progetto è allo stato non realizzabile sia nell’ultima versione con unica campata di 3,3
chilometri, sia nella versione con i piloni nello Stretto (che oggi qualcuno vorrebbe
riproporre), bocciata anni prima proprio dai consulenti della Stretto di Messina e dal
ministero, che avevano concluso sull’impossibilità di poggiare il manufatto su pile “nel mare”,
proprio per le condizioni sismotettoniche e meteoclimatiche dello Stretto. Non parliamo delle
soluzioni in tunnel, subalveo o sotterraneo, bocciate già da tempo. E sempre dai progettisti,
non da ambientalisti e da “quelli del no a tutto”.
Il perché di tutto ciò è semplice: non esistono ancora i materiali che assicurano le prestazioni
tecnologiche necessarie per costruirlo. Questo enorme problema è ben noto, soprattutto a
chi oggi insiste che il Ponte sia immediatamente cantierabile. Infatti, non potendo cancellare
la Calabria dalla faccia della Terra, rimane come unica idea quella di trasformare il nostro
territorio in un cantiere infinito. È questa per la politica, nazionale e purtroppo anche locale,
la risposta alle tante problematiche di questa terra.
Il Ponte è un annuncio perenne, ma che ha già prodotto oltre ad un enorme quanto inutile
spreco di denaro pubblico anche l’effetto di dirottare in altri lidi investimenti utili ad affrontare
interventi più urgenti e prioritari. Il Ponte è una mucca da mungere per consulenti e
progettisti in attesa che ripartano studi e progettazioni infinite, magari per altri 50 anni e altri
500 milioni di euro, ma anche per i politici per i quali ha rappresentato un elemento di
distrazione buono per tutte le campagne elettorali. Non lo è di certo per i cittadini tutti,
soprattutto calabresi e siciliani, che sapranno ancora una volta dire no a questa idea
scellerata.
POTERE AL POPOLO CALABRIA