Il primo cittadino Geraci ha deciso di far costituire l’ente nel giudizio per mafia ed abuso d’ufficio nei confronti della sua “pupilla” d’un tempo
Il Comune di Corigliano Calabro retto dal sindaco Giuseppe Geraci si costituirà parte civile, nell’udienza preliminare fissata per il prossimo 7 marzo presso il Tribunale di Catanzaro, contro l’ex sindaca della città, Pasqualina Straface, il vicesindaco della sua Giunta, Giorgio Miceli, l’allora assessore comunale ai Lavori pubblici, Giuseppe Curia, l’allora responsabile dell’Ufficio appalti dell’ente, Annamaria Pagnotta,
l’allora responsabile esterno dell’Ufficio tecnico comunale, Gilberto Capano, gli attuali funzionari dell’Autoparco comunale Carmine Grispino e Cosimo Mario Servidio, tutti indagati per abuso d’ufficio con l’accusa d’avere favorito l’organizzazione di ‘ndrangheta attiva ed operante a Corigliano negli anni 2009 e 2010, e contro l’imprenditore Mario Straface, fratello dell’ex sindaca e già condannato definitivo per associazione mafiosa nell’ambito del maxiprocesso “Santa Tecla”, e gl’imprenditori Agostino Sposato di Corigliano Calabro e Gianluca Gallo di Spezzano Albanese, gli ultimi tre indagati quali beneficiari diretti, o indiretti attraverso il “gioco” dei subappalti, degli affidamenti diretti di lavori pubblici con procedure di somma urgenza.
L’atto di nomina del legale che rappresenterà il Comune, l’avvocato Mario Elmo, sarebbe già pronto e potrebbe essere formalizzato già nella riunione di Giunta di domani.
La vicenda coriglianese degli ultimi anni è nota. Ma vale la pena di ripercorrerne le “tappe”. Nel giugno del 2009 viene eletta sindaca Pasqualina Straface del Popolo della libertà, il partito berlusconiano. Giovane e rampante, Pasqualina Straface è una ex “pupilla” politica proprio dell’attuale sindaco Geraci, a sua volta in precedenza già per altre due volte primo cittadino coriglianese. Fu infatti proprio Geraci, quando fu sindaco a metà degli anni Novanta, a farla in poco tempo “migrare” dalla lista civica sotto le cui insegne era stata eletta consigliera comunale di minoranza, per portarsela tra le fila del proprio gruppo consiliare di maggioranza e del proprio partito, l’allora Alleanza Nazionale.
Tra Giuseppe Geraci – due mandati da sindaco tra il 1993 e il 2001 e uno da parlamentare dal 2001 al 2006 – e Pasqualina Straface, a un certo punto le strade politiche si separano. Lei aderisce convintamente al Pdl, lui no. E nel 2009 entrambi sono a contendersi la poltrona di sindaco, lei col Pdl e il resto del centrodestra d’allora, lui con alcune liste civiche. Lui non arriva al ballottaggio e decide di sostenere il candidato del centrosinistra, che viene sconfitto. Pasqualina Straface diventa dunque sindaca. Ma resterà in carica soltanto due anni. A un anno esatto dalla sua elezione, infatti, la maxioperazione antimafia “Santa Tecla” porta in carcere sessantasette persone tra le quali due fratelli del primo cittadino, notissimi imprenditori nel settore degli appalti per lavori pubblici e privati. La stessa sindaca è indagata. Ma, sostenuta dalla sua maggioranza, “resiste” e non intende affatto dimettersi. Anche quando il prefetto la relega all’“amministrazione controllata”, spedendo in Comune la commissione d’accesso agli atti: un alto funzionario prefettizio e due ufficiali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Saranno questi ad accendere la procedura che, nel giugno del 2011, portò allo scioglimento degli organi elettivi del Comune per infiltrazioni mafiose, decretato dal Presidente della Repubblica. E nella sede municipale di Palazzo Garopoli giunsero per due anni tre commissari antimafia…