È la convinzione del procuratore Facciolla che coordina le indagini sul caso di San Giorgio Albanese. Oggi l’autopsia sul corpo del ragazzino
«Stiamo cercando di capire cosa ci facesse il ragazzo nei pressi di un’abitazione che non era la sua». Il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, coordina le indagini condotte dal proprio sostituto, Maria Sofia Cozza, sul giallo che avvolge la tragica morte del sedicenne Mattia Vangieri, lo studente liceale di San Giorgio Albanese, nel Cosentino, avvenuta durante la notte tra martedì e mercoledì scorsi proprio nel centro abitato del piccolo comune collinare di millecinquecento anime che s’affaccia sulla costa jonica sibarita.
Mattia è morto in seguito alla caduta da un balcone. Ed è stato rinvenuto cadavere nella tarda mattinata duna triste Epifania per la comunità di San Giorgio Albanese, affranta dal dolore e scossa per i contorni dell’accaduto.
«Probabilmente il giovane non era da solo – ha detto il procuratore Facciolla – e stiamo cercando d’individuare i soggetti che potevano essere con lui, dopo che il ragazzo era stato ad una festa; abbiamo appurato che ha ceduto una tettoia e che quindi il giovane è caduto, e dai primi riscontri non ci sarebbero dubbi sulla morte da caduta, ma se si trattasse d’una bravata o d’altro – conclude il procuratore – non lo sappiamo ancora, ogni ipotesi è al vaglio».
L’autopsia sul corpo dell’adolescente è fissata per la giornata odierna presso l’obitorio dell’ospedale “Nicola Giannettasio” di Rossano dov’è stata trasportata la salma dopo essere stata ricomposta, e sarà effettuata dal medico legale incaricato, Walter Caruso di Castrovillari.
Mattia Vangieri era assolutamente senza precedente d’alcun genere: «Un ragazzo perbene», «tranquillo», «senza alcun grillo per la testa», così viene unanimemente descritto da quanti nel piccolo paesino lo conoscevano, praticamente tutti. Figlio d’una coppia d’insegnanti, il papà è da poco andato in pensione, Mattia, loro secondogenito, frequentava il terzo anno presso il liceo scientifico nel vicino comune montano di Acri.
Il suo corpo esanime, dopo un’intera nottata di ricerche scattata da parte dei carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro, allertati proprio dai preoccupatissimi genitori i quali non l’avevano sentito rincasare, è stato rinvenuto a poche decine di metri proprio dalla locale Stazione dell’Arma. Il cadavere è stato trovato riverso sulla ringhiera del cortile d’una piccola palazzina, abitata soltanto al suo terzo piano, e dalla quale è precipitato nel più che probabile tentativo d’arrampicarsi su un balcone.
Ma perché avrebbe dovuto farlo? Nella dinamica dell’accaduto manca qualche tassello che la rende poco chiara. Le indagini della Procura di Castrovillari sono delegate ai carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro, diretti dal capitano Francesco Barone. Il sostituto procuratore Maria Sofia Cozza, il quale ha immediatamente disposto il sequestro della salma dopo il primo esame cadaverico esterno da parte del medico legale incaricato, il dottor Silvio Trotta, ha già disposto che sul corpo debba effettuarsi un approfondito esame autoptico e gli opportuni esami tossicologici. Numerosissimi i traumi sul corpo dell’adolescente, a cominciare dall’addome che avrebbe violentemente urtato contro la ringhiera del cortile sottostante la palazzina, e dalla testa che ha battuto contro il cemento su cui poggia la stessa ringhiera.
Già, ma che ci faceva il ragazzo presso quella palazzina durante la notte? Una domanda che ancora resta avvolta nel più profondo mistero. Le indagini partono dall’ultimo momento in cui Mattia è stato visto in vita, intorno alle due della notte, nei pressi del bar del paese dove s’era tenuta la festa per la Befana cui il ragazzo aveva partecipato.
Dopo che è successo? I carabinieri stanno accertando in compagnia di chi fosse Mattia durante la serata al bar e dopo, vale a dire nel tempo che ha preceduto la sua tragica fine. Diverse persone sono state già sentite dai militari dell’Arma per sommarie informazioni. Ma sulle loro testimonianze vige il più stretto riserbo da parte degli stessi investigatori.