Appare davvero paradossale, oltre che anacronistico, che nella culla e nella patria del diritto, per far rispettare una decisione di un organo giurisdizionale da parte di altri organi dello Stato, occorra ri-mettere mano alla “carta bollata”, mentre le popolazioni interessate continuano a subire, senza colpa alcuna, “tagli sanitari” ingiustificati e dichiarati illegittimi dal supremo organo della giustizia italiana.
E’ quanto sostiene Paolo Accoti già candidato alle Amministrative nella lista “Trebisacce Futuro” il quale ha esaminato, da avvocato, la sentenza del Consiglio di Stato alla luce del “Giudizio di ottemperanza” chiesto nei giorni scorsi dal Comune di Trebisacce per ottenere dai giudici l’esecuzione forzata di una sentenza passata in giudicato dal 27 aprile 2015. Da addetto ai lavori, l’avv. Accoti ha scandagliato in lungo e largo, sia sotto l’aspetto formale che sostanziale, la Sentenza con la quale i giudici di Palazzo Spada, sulla base di ben cinque motivazioni, tutte riconducibili sostanzialmente al venir meno dei livelli minimi di assistenza ed al mancato rispetto della “golden houre” e cioè i 60 minuti previsti per legge per raggiungere gli ospedali di riferimento attraverso una viabilità condizionata dalla situazione oro-geografica del comprensorio, hanno dichiarato illegittimo il Piano di riordino della rete ospedaliera avviato con il Decreto n. 18 del 22 ottobre 2010 e, in particolare, la riconversione del “Chidichimo”. «Bene ha fatto il Comune, quale legittimo tutore degli interessi dei cittadini, – ha affermato l’avvocato Accoti a proposito del brutto pasticcio dell’ospedale di Trebisacce – a richiedere il “Giudizio di ottemperanza” ma, – si chiede il legale – può il diritto alla salute dei cittadini solennemente sancito dalla Costituzione essere sacrificato sull’altare del pareggio di bilancio? E’ vero – conclude il primo dei non eletti della lista “Trebisacce Futuro” – che risanare oramai è diventata la parola d’ordine negli enti pubblici dopo la continua emorragia di denaro pubblico sparito tra migliaia di “rivoli” chiamati corruzione, cattiva gestione della cosa pubblica, eccessiva burocrazia e così via, ma giammai si dovrebbero perdere di vista i diritti inalienabili dei cittadini, di tutti i cittadini, senza discriminazione alcuna e senza fare alcuna differenza tra figli e figliastri».
Pino La Rocca