Autocertificazioni di privati con cifre a cinque e sei zeri a Rossano e a Corigliano
Un immaginario “forziere” delle mille e una notte. O di Alì Babà e i quaranta ladroni. Piovuto dal cielo, è proprio il caso di dirlo. Già, perché adesso c’è una domanda che sorge spontanea. Ed è questa: ha provocato più danni l’alluvione che lo scorso 12 agosto ha flagellato la costa jonica cosentina o l’“odore dei soldi”?
La risposta si colloca nel bel mezzo delle due possibili opzioni. E non parliamo delle stime dei danni pubblici – vale a dire quelli che hanno riguardato strutture ed infrastrutture dei Comuni di Rossano, Corigliano Calabro e Crosia – ma di quelli autocertificati presso i preposti uffici degli stessi enti comunali da parte di privati cittadini. I quali si sono assunti la responsabilità penale in atti pubblici apponendo la loro firma su richieste risarcitorie in diversi casi a cinque e addirittura pure a sei zeri. Danni calcolati nello spazio temporale d’un paio di giorni appena, mentre per le strade e nei quartieri tanti volontari spalavano il fango. E stimati nell’ordine di centinaia di migliaia di euro, a volte superando la milionata e in qualche caso superando la prima e la seconda di esse.
Così soprattutto a Rossano e a Corigliano Calabro. Con un elenco d’alcune migliaia d’imprenditori e commercianti, i quali avrebbero autocertificato danni che in moltissimi casi appaiono del tutto inverosimili, talvolta corredati da prove fotografiche e frettolosissime perizie tecniche, talvolta no, con la riserva di produrre le perizie in un momento successivo. E limitandosi – si fa per dire – a “quantificare”, traducendo plasticamente in euro quel presunto rosario di danni subìti messo nero su bianco e in tutta fretta protocollato presso gli uffici comunali. Sì, perché la “torta”, benché ancora virtuale, è ben ghiotta e molto invitante.
A Rossano vi sono già oltre una cinquantina di milioni d’euro (le cifre comprendono quelle stimate dai Comuni per i danni pubblici), a Corigliano Calabro oltre una cinquantina, a Crosia un paio. Coi numeri analitici riportati sulle apposite schede già presentate, come previsto, dai sindaci Giuseppe Antoniotti, Giuseppe Geraci ed Antonio Russo presso la Prefettura di Cosenza. Che in queste ore le “girerà” al Governo del premier Matteo Renzi.
La riunione del Consiglio dei Ministri che discuterà il caso dell’alluvione sullo Jonio cosentino è già fissata per giovedì prossimo, tra due giorni dunque. Certa è solo e soltanto la preannunciata e scontata dichiarazione dello stato d’emergenza. Sarà la chiave che aprirà la “cassa” dello Stato. Sul “quantum” regna però la più assoluta incertezza. Su quella “cifra” contano in molti, moltissimi. E ora si sgomita tra quanti hanno subìto danni per davvero e quanti hanno autocertificato l’inverosimile. In mezzo a questi si fa largo gente in odore di ‘ndrangheta – il Comune di Corigliano Calabro nel 2011 è stato sciolto per infiltrazioni – che offre collaborazione e “supporto tecnico”. «Abbiamo un nostro fidato ingegnere…ti mandiamo il nostro geometra…facciamo un’ottima perizia…calcoliamo…». Per la “cresta” sull’acqua d’oro piovuta dal cielo…