Da allora sono trascorsi sei anni. Ma la Cassano Jonio e la Sibari anti-’ndrangheta quella data non la dimenticano. Già, come si può dimenticare la vittima innocente d’una guerra di ‘ndrangheta cui non c’entrava nulla? Era il 27 luglio del 2009. Quel giorno l’operaio 42enne Fazio Cirolla si trovava dentro quel maledetto autosalone in compagnia del figlio di sette anni e stava trattando l’acquisto di un’autovettura. I killer entrati in azione lo scambiarono per un altro.
E lo ammazzarono con un colpo di pistola alla fronte. Il vero obiettivo era il titolare della concessionaria, ritenuto il contabile della locale cosca dei Forestefano.
Fazio Cirolla implorò pietà, s’inginocchiò a quei sicari con le pistole puntate mentre era già stato ferito ad un braccio. Il suo bambino, atterrito, s’era aggrappato ad una poltrona e guardava tremante quella scena. Non riusciva a gridare né a piangere. Il terrore l’aveva ammutolito.
«Non sparate, non sparate!»: Fazio Cirolla urlava ma i sicari erano sordi nel cuore e nell’animo. E gli spararono in volto. Quello non doveva essere il suo ultimo giorno di vita, ma l’ultimo giorno di vita d’un suo quasi coetaneo, Salvatore Lione, 43 anni. La sua morte era stata decisa dai vertici della sua stessa cosca perchè dalla bacinella mancava un mucchio di soldi.
Gli esecutori dell’omicidio sbagliarono però bersaglio. Assassinarono un uomo che con gli affari di ‘ndrangheta non c’entrava proprio niente. E ferirono per sempre il figlioletto oggi tredicenne, testimone involontario dell’esecuzione di suo padre.
La barbara uccisione di Fazio Cirolla è stata ricordata lunedì sera a Sibari su iniziativa del coordinamento provinciale di “Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, con una fiaccolata che ha voluto ribadire la necessità di trasmettere la memoria delle vittime innocenti, per attivare processi di cambiamento sul territorio.