Il ritenuto boss della ’ndrina locale è stato condannato solo per i documenti falsi che deteneva durante la latitanza
Quell’arsenale non era “suo”. E il giudice per l’udienza preliminare della Direzione distrettuale antimafia di Bologna lo ha assolto. Lui è Nicola Acri, 36 anni, alias “Occhi di ghiaccio”, ritenuto dalla Direzione nazionale antimafia quale indiscusso boss a capo della ‘ndrina di Rossano, affiliata al locale di ‘ndrangheta cosiddetto degli “zingari” di Cassano Jonio.
Cinque pistole, tre chili d’esplosivo al plastico e sofisticati detonatori elettronici: l’arsenale era nascosto in un appartamento di Castel Maggiore, nel bolognese. Proprio in Emilia “Occhi di ghiaccio” avrebbe trascorso un lungo periodo di latitanza prima d’essere catturato, proprio a Bologna, nel pomeriggio di sabato 19 novembre del 2010. E, dunque, assicurato alla giustizia. Ai diversi processi cui è da anni sottoposto e che attualmente lo vedono recluso in regime di “carcere duro”, al 41-bis.
Nella villetta dove “Occhi di ghiaccio” s’era stabilito “in incognito”, a Lido degli Scacchi, in provincia di Ferrara, i carabinieri del Ros trovarono 11mila euro in contanti, diverse “sim card” ed un ricettario con l’intestazione d’un ospedale pubblico bolognese coi fogli già timbrati. Ad incastrare uno dei suoi ritenuti “prestanome”, nella cui abitazione fu rinvenuto l’arsenale, era stata invece l’intestazione del contratto d’affitto della villetta del presunto boss rossanese.
Negli stessi giorni, a Rossano, venne arrestato il proprietario della vettura Ford Focus a bordo della quale “Occhi di ghiaccio” era stato catturato in Via Pasteur nel quartiere bolognese di Borgo Panigale. Suoi erano infatti i documenti falsificati – carta d’identità e patente di guida – che Nicola Acri aveva in tasca e di cui il ritenuto “compare” aveva qualche anno addietro denunciato lo smarrimento. E per questo “Occhi di ghiaccio” è stato condannato a tre anni di reclusione nel processo con rito abbreviato celebratosi ieri mattina nel Tribunale di Bologna. Nicola Acri è difeso dagli avvocati Giuseppe De Marco del foro di Cosenza e Giovanni Giannicco del foro di Castrovillari. Sono diciotto, complessivamente, gl’imputati nel processo aperto per favoreggiamento della latitanza emiliana…