Il gip accoglie le richieste del pm e dell’avvocato Di Iacovo, difensore dei familiari di Riccardo Piattelli deceduto in un incidente nel 2011. A giudizio funzionari Anas e responsabili d’una impresa che aveva l’appalto per i guard-rail
Forse aveva perso il controllo dell’auto per un improvviso malore, forse per una sterzata troppo brusca. Fatto sta che era andato a schiantarsi proprio contro lo spigolo iniziale del guard-rail. Come una spada, il lungo profilato metallico aveva sfondato lo sportello, proprio dal lato del conducente, per poi tranciargli le gambe, uccidendolo sul colpo. Era il 28 febbraio del 2011 quando Riccardo Piattelli, residente a Villapiana, perse la vita mentre stava percorrendo la Strada statale 106 tristemente nota come “strada della morte”, nel tratto che attraversa il comune di Corigliano Calabro. Una morte, quella di Riccardo, che avrebbe potuto essere evitata se quel guard-rail fosse stato “a norma”, vale a dire se fosse stato installato rispettando i decreti ministeriali in vigore.
Per questo i suoi familiari avevano denunciato i funzionari dell’Anas e i responsabili dell’impresa appaltatrice dei lavori di realizzazione ed installazione del guard-rail.
I consulenti tecnici incaricati dal legale che rappresenta la famiglia della vittima, l’avvocato coriglianese Pasquale Di Iacovo, hanno infatti accertato che in base alle disposizioni ministeriali, per quel tipo di barriera di protezione il terminale avrebbe dovuto essere montato in maniera diversa. Non dritto ed appena arricciato, bensì ricurvo verso l’esterno della carreggiata e degradante verso il basso fino al livello dell’asfalto. Proprio per evitare tragedie del genere.
In sostanza, il terminale che era montato quando è avvenuto l’incidente, anziché attenuare gli effetti dell’urto costituiva «una spada infissa nel suolo puntata contro coloro che malauguratamente urtavano la parte iniziale del guard-rail». Ed è questa, in sintesi, la motivazione che ha spinto il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Castrovillari, Carmen Ciarcia, ad accogliere tutte le richieste avanzate dal pubblico ministero, Maria Sofia Cozza, e dallo stesso avvocato Di Iacovo.
Il primo giudice ha infatti rinviato a giudizio per il preteso reato d’omicidio colposo tutti gl’imputati, difesi dagli avvocati Marcello Manna ed Ettore Notti di Cosenza.
Nel corso dell’udienza i familiari della vittima, attraverso il loro legale, hanno pure chiesto ed ottenuto l’ammissione della richiesta di risarcimento dei danni avanzata nei confronti dei funzionari dell’Anas e dell’impresa appaltatrice dei lavori di realizzazione ed installazione del guard-rail.
Tra l’altro, quando il guard-rail fu ripristinato dopo l’incidente, il terminale non fu sostituito con uno a norma. Ancora oggi non è del tipo previsto dal decreto ministeriale emanato il 21 giugno del 2004 da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
A processo, dunque: Francesco Aiello, Gianluca Succurro, Fabio Imbrogno, Antonio Caso (funzionari Anas), Marco Russo ed Alessandro Tedeschi (rispettivamente legale rappresentante e tecnico dell’impresa appaltatrice).