Il pomo della discordia. La proposta ed ipotizzata fusione amministrativa tra i Comuni di Corigliano Calabro e di Rossano sta arroventando l’estate. Quanti propugnano l’“unità” tra le due città invocano il voto popolare, vale a dire il referendum consultivo tra i cittadini residenti. Che sarà possibile solo e soltanto dopo l’adozione dei deliberati da parte dei consigli comunali contenenti i cosiddetti “atti d’impulso” finalizzati ad accendere il processo. Uno c’è già, ed è quello adottato dal Consiglio comunale di Rossano, adottato ormai diversi mesi fa, lo scorso 16 gennaio. Manca però quello del Consiglio comunale di Corigliano ed è il motivo alla base degli scontri trasversali in atto sulla questione.
I fautori del referendum affermano che il Consiglio comunale di Corigliano «non ha il diritto d’impedire ai cittadini di votare su un tema che oggi è al centro della politica». Secondo il “Comitato delle 100 associazioni per la fusione amministrativa Corigliano-Rossano” «è possibile che qualcuno nel mondo politico avversario della fusione soccomba, incapace com’è di comprendere dove sia il bene comune né in cosa consista la drammaticità del momento di crisi socio-economica d’entrambe le comunità locali, ma sappiamo bene cos’hanno ottenuto questi politici in questi ultimi decenni per loro stessi e cosa per il benessere collettivo, e d’altro canto gli oppositori della fusione dovevano pur venire allo scoperto ed hanno scelto, mancando d’argomenti, gl’insulti che sembrano loro più congeniali dei ragionamenti, sporcando il civilissimo dibattito aperto dalle principali associazioni territoriali insieme alle sedi istituzionali».
Il riferimento è chiarissimo ed è rivolto al consigliere comunale coriglianese dell’Unione di centro, Cataldo Russo, il quale insiste: «presto si tornerà in Consiglio comunale per il voto e credo d’avere il diritto-dovere di votare secondo la mia convinzione, maturata da quando abbiamo affrontato la questione, nella seduta del 16 gennaio scorso, ad oggi; è vero ciò che sostiene qualcuno che si tratta solo d’un atto d’impulso e che a decidere saranno i cittadini col referendum, ma io non me la sento di votare una delibera che non dice nulla nella sostanza: io e tanti altri cittadini di Corigliano – spiega Russo – stiamo chiedendo uno “studio di fattibilità” sull’ipotizzata fusione, per capire realmente a cosa andiamo incontro e come immaginiamo l’organizzazione del comune unico e quali siano i vantaggi reali. Personalmente penso che la delibera fatta dal Consiglio comunale di Rossano sia talmente generica e vuota di contenuti tanto che chi l’ha elaborata e proposta dovrebbe chiedere scusa ai cittadini perché mancano tutti gli elementi per consentire agli stessi di votare in sede referendaria nella piena consapevolezza di ciò che accadrà successivamente; rispetto ad improbabili finanziamenti – sostiene Russo – voglio ricordare che siamo già un’“area metropolitana” e questo ci consentirà d’averne accesso a prescindere, e che le provvidenze per i prossimi anni sono orientate più che al singolo comune, anche se di 90mila abitanti, alle “aree vaste”, e l’idea d’“area vasta” non piace ai quattro signorotti di Rossano perché questo significa sedersi al tavolo con la città di Cassano Jonio, e domando perché i soliti quattro rumorosi, fastidiosi, invadenti e faziosi notabili di Rossano, quando sentono nominare Cassano Jonio saltano o addirittura cadono dalla sedia che occupano?».