Se Radicazioni, il festival internazionale del folklore e della cultura popolare, abbasserà la saracinesca dopo 11 anni di successi, sarà un fallimento per tutto il paese ma la colpa non è sicuramente dell’amministrazione comunale come qualcuno ha cercato di insinuare. Lo sostiene il sindaco Vincenzo Gaudio in un lungo documento in cui ha ricordato il sostegno assicurato all’evento dagli amministratori che si sono succeduti in questi anni e invitato tutti a un’analisi sociologica, insomma «a capire Alessandria, la rabbia sociale che serpeggia tra la gente per le disattenzioni della politica e per talune polemiche “di paese” che hanno finito per logorare la tenacia degli organizzatori». Proprio oggi ci sarà comunque un incontro decisivo tra questi ultimi e il Comune e non è detto che, superate le incomprensioni, non si possa programmare la 12^ edizione del Festival. «Siamo convinti – ha scritto il dr. Gaudio – che se l’evento è stato realizzato per 11 anni, oltre all’indiscusso impegno profuso dai membri dell’associazione “F. Vuodi”, un ruolo altrettanto propositivo è stato svolto dalle amministrazioni comunali che, insieme ai dipendenti comunali, alle Forze dell’Ordine ed a tanti cittadini, ogni anno si sono spontaneamente affiancati agli organizzatori». Dopo aver precisato che il Comune ha sempre finanziato “Radicazioni” e si è impegnata a far entrare il Festival tra i grandi eventi che ogni anno l’Ente-Parco sponsorizza e finanzia, il primo cittadino ha messo a nudo alcune «polemiche di basso profilo sollevate da qualche sprovveduto, che hanno contribuito a logorare l’armonia necessaria per realizzare un evento così impegnativo» ed ha concluso sottolineando «la fragilità emotiva di una comunità debole come quella di Alessandria del Carretto, in cui c’è tanta rabbia per le condizioni di abbandono in cui viene mantenuto il paese dalle istituzioni sovra-comunali. Amministrare un comune disagiato, che per mesi resta isolato, – ha concluso il sindaco Gaudio – è come avventurarsi lungo un percorso ad ostacoli fatto di tagli e… di casse vuote».
Pino La Rocca