Si è insediato ieri sera nella cattedrale basilica minore Santa Maria Vergine di Cassano allo Jonio il nuovo Vescovo della Diocesi, mons. Francesco Savino. Alla cerimonia religiosa, oltre a tantissimi fedeli, hanno partecipato l’arcivescovo di Cosenza mons. Salvatore Nunnari, presidente della Conferenza episcopale Calabra, l’arcivescovo di Reggio Calabria mons. Giuseppe Fiorini Morosini e il Vescovo di Locri mons. Francesco Oliva. Presente una delegazione di amministratori e cittadini di Bitonto la città dalla quale il nuovo presule proviene essendo stato per 27 anni rettore del Santuario dei Santi medici Cosma e Damiano. “Sono tra voi – ha detto mons. Savino nella sua omelia – come Pastore alla sequela di Gesu, il Pastore bello, sul passo degli ultimi. Ho con me il pastorale: non sono io a portarlo, è questo pastorale così bello che mi avete regalato a sostenermi, a guidarmi e a farmi sentire la mia intima unione con la Chiesa, con il Santo Padre Papa Francesco che chiede a noi tutti di pregare per lui”. “È una coincidenza speciale – ha aggiunto il presule – che proprio nel giorno in cui celebriamo la Santa Trinità io faccia il mio ingresso in diocesi. E dunque fissiamo lo sguardo sulla Trinità, e proveremo una spinta incontenibile ad uscire da noi stessi, a sentirci in relazione con il creato, con la storia passata e presente, con i nostri simili. Quando in me riconosco l’immagine di Dio Padre Creatore, sono in relazione con l’altro, immagine anche lui di Dio. La Trinità è dunque il mio progetto di vita condivisa con i fratelli. L’identità di ciascuno di noi è nell’incontro con l’altro che è sempre diverso da me. La Trinità ci provoca ad una revisione dei nostri rapporti interpersonali e a farci superare l’individualismo e il narcisismo che producono l’indifferenza. Abbiamo bisogno di ritornare alla realtà dei volti. Il volto dell’altro è epifania del mio volto”. “La Chiesa esiste – ha detto ancora il presule – per evangelizzare. Bello il percorso che ho seguito nel mio ingresso qui a Cassano all’Jonio. Sono stato all’Hospice, centro di cure palliative, a visitare il santuario di Dio che è l’uomo che soffre di un male inguaribile. Gli ammalati sono tra i preferiti di Gesù. E poi ho incontrato i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli presso il monumento dell’Immacolata. Un saluto tutto speciale a don Nunzio, cui siete, siamo legati e riconoscenti”. “Questo nostro tempo – detto ancora mons. Savino – ha bisogno di profezia; di testimonianza e di amore; di presenza e di servizio generoso. C’è bisogno urgente di cittadini e di cittadini cristiani che servano la comunità nella piena responsabilità di una cittadinanza attiva. Cerchiamo di essere Chiesa aperta e in uscita, ‘ospedale da campo’ per tutti i feriti. Viviamo da cristiani appassionati di Gesù. È su Gesù, il Cristo, che vogliamo giocarci tutta la vita. L’Immacolata, i Santi Medici, San Biagio, San Nicola, San Francesco di Paola accompagnino il cammino che stasera iniziamo insieme nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Continuerà l’opera di mons. Nunzio Galantino. “Se il Signore mi ha chiamato vuol dire che mi darà anche quella sua grazia di cui ho sempre avuto bisogno e grazie alla quale continuerò l’opera già iniziata dai miei predecessori, in modo particolare quella di mons. Nunzio Galantino. Il verbo pesare non mi piace. A monsignor Galantino sono molto grato – ha aggiunto il presule – e insieme al popolo cassanese pregheremo per lui. Io sono profondamente convinto che quando nella vita c’è una chiamata e la chiamata da parte dello Spirito che ha suggerito a chi ha segnalato il mio nome, sono convinto che attraverso di me il Signore, con tutto il Popolo cassanese, farà grandi cose e con Maria voglio cantare con il mio popolo il Magnificat”. “Voglio essere – ha aggiunto mons. Savino – un vescovo del popolo. Vorrò camminare e rapportarmi con il popolo. Starò in mezzo al popolo. Sono onorato di essere uno di voi. Sarò sempre accanto a quelle persone che vivono ai margini e che purtroppo aumentano sempre di più. Sono loro, i rifiuti, gli avanzi della società, che devono diventare le pietre angolari per la costruzione della Chiesa di Dio”. “La mia sarà una Chiesa inclusiva – ha inteso aggiunto mons. Savino – nel senso che nel cuore della mia Chiesa, nel cuore di me vescovo, tutte le persone fragili, tutte le persone troveranno sempre ascolto accoglienza, vicinanza, prossimità, accompagnamento. La chiesa che proporrò, ma che sono convinto che è già iniziata con i vescovi miei predecessori, sarà una chiesa in uscita, del dialogo, del confronto una chiesa che metterà insieme l’aula liturgica, vangelo, strada, piazza. Sarà una Pastorale, la mia, che metterà insieme Cielo e Terra, giornale e storia. Non sarò un funzionario, né un burocrate. Vorrò essere un vescovo credibile che dirà solo quelle cose che poi farà. Cercherò di mettere insieme le ragioni della regione e le ragioni del cuore”.
Altra sottolineatura di mons. Savino la collaborazione con le istituzioni. “Sono onorato di essere stato mandato in Calabria da Papa Francesco a essere Vescovo di una Diocesi bella e storica. La terra calabra è generosa e accogliente, bella e di profonda cultura”. Lo ha detto il nuovo Vescovo di Cassano allo Jonio, mons. Francesco Savino dopo il saluto delle autorità al suo ingresso in Diocesi. All’incontro erano presenti, oltre al sindaco di Cassano, Gianni Papasso, il prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao, il consigliere regionale Mario D’Acri in rappresentanza della Regione, e tutti i sindaci dei comuni della Diocesi. “In lei, signor sindaco – ha aggiunto il presule rivolgendosi al primo cittadino cassanese – saluto la sua giunta, il consiglio comunale e abbraccio tutta Cassano e i sindaci dei Comuni che compongono la Diocesi. Le chiavi della città che lei simbolicamente mi ha consegnato, sono soltanto una testimonianza ulteriore di ciò che io vivo dentro di me dal giorno in cui Papa Francesco mi ha nominato vostro Pastore. Io già vi custodisco nel mio cuore, già voglio bene a tutto il Popolo che mi viene affidato, come ho voluto bene a mia madre e mio padre. Alla mia famiglia. Alla mia città. Alle comunità che ho guidato a Bitonto in modo particolare la Comunità del Santuario del Santi Medici che ho servito per circa 26 anni”. “Da tempo – ha aggiunto mons. Savino – mi abita una convinzione profonda: è tempo di ‘osare l’aurora, nonostante la notte’ ciascuno nel suo ruolo. C’è un valore che è il metodo del rapporto tra Chiesa e Istituzioni: la sussidiarietà verticale che deve integrarsi con quella circolare. La sussidiarietà verticale dice la mia disponibilità a collaborare con ciascuno di voi, uomini di istituzione, anteponendo sempre il bene comune, il bene di tutti, nel rispetto dell’autonomia della politica che è laica, nella consapevolezza che la laicità deve essere positiva valorizzando competenze e risorse che il territorio, nella sua dimensione antropologica, mette a disposizione.
Giacinto De Pasquale