Dentro “Casa La Rocca”: qui s’accolgono non solo immigrati stagionali ma anche rifugiati politici
Con l’avvio del processo di globalizzazione i confini si sono ridotti e il mondo è diventato simile a un villaggio in cui le varie culture, lingue ed etnie si miscelano per divenire un nuovo colore.
Cassano Jonio da un anno è diventata sede d’un progetto d’accoglienza integrata per i rifugiati politici.
Il programma d’accoglienza nasce con Casa La Rocca nel 2010. Una casa/albergo che offre ospitalità temporanea, a costi accettabili, ai lavoratori immigrati stagionali impiegati nelle aziende agricole della Sibaritide.
Fondamentale è stato il contributo della Diocesi della città delle Terme che ha messo a disposizione l’immobile di sua proprietà nel borgo antico di Cassano.
Nel 2014 Casa La Rocca vince il concorso per il progetto e inizia così una nuova fase d’accoglienza, quella dei rifugiati politici. Il paese si popola di ragazzi, donne e uomini dalla pelle scura come l’ebano. Persone con un vissuto sofferto, fuggiti dalla loro terra diventata di colpo ostile e inospitale.
Waleed, ad esempio, è un palestinese fuggito contro la sua volontà dalla guerra tra sunniti e sciiti.
Questi eterni conflitti generano sempre più focolai di guerra e la popolazione è spesso costretta a rifugiarsi nelle zone montagnose, oppure nel deserto.
Il governo che non riusciva più ad integrare queste persone da qualche parte del territorio ha trovato più semplice sbarazzarsene e, in seguito ad accordi con gli stati Europei, li ha mandati in Occidente.
Il problema è che ha promesso a tutti che se fossero andati via avrebbero avuto una casa, un lavoro ed assistenza sanitaria gratuita.
La verità invece è un’altra, il lavoro che negli ultimi anni è diventato quasi un miracolo per gli abitanti di Cassano, per gl’immigrati diventa una specie di caccia al tesoro.
Waleed ha tre figli, una moglie, la madre anziana e bisognosa di cure, da mantenere. La casa deve pagarsela da solo e anche le medicine sono a pagamento: si chiede perché mai è stato costretto ad abbandonare la sua terra e i suoi affetti. Non vede un grande futuro, deve vivere in uno stato straniero, senza prospettive e col divieto assoluto di ritornare in patria. Ogni tanto qualcuno gli fa fare qualche giornata di lavoro in campagna, viene sottopagato, col il rischio di non essere pagato affatto. Il comune gli dona ogni tanto un pacco con alimenti, per lo più pasta, delizia degli italiani, ma non particolarmente amata dalle altre culture, compresa la sua.
La sua storia è comune a tanti altri, ognuno di loro ha alle spalle sofferenza e desolazione.
La crisi attuale purtroppo non aiuta l’integrazione, le fasce più deboli indossano spesso le vesti del capro espiatorio, colpevoli di rubare il pane agli abitanti del posto. E Cassano Jonio non fa eccezione…