Il 30enne è ritenuto dalla Dda la “spalla” di Luigi Abbruzzese: il “Piccoletto” è ancora latitante
S’è costituito nella serata di sabato scorso, presso il Comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, il trentenne di Cassano Jonio Antonio Pavone. Il giovane era “uccel di bosco” dallo scorso lunedì 16 febbraio, quando il Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata (Gico) della Guardia di Finanza di Catanzaro e del suo Servizio centrale (Scico) di Roma, sotto le direttive dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia catanzarese, hanno fatto scattare il blitz dell’operazione antimafia “Gentleman” attraverso la quale hanno stroncato un colossale traffico internazionale, anzi intercontinentale, di sostanze stupefacenti.
Già, quel “fiume in piena” di droga che da anni inonda la Sibaritide nel suo lungo e nel suo largo.
Antonio Pavone è accusato d’una lunga serie di capi d’imputazione, in primis quello d’associazione mafiosa e a seguire un rosario di reati fine connessi all’intensivo traffico della “roba” sibarita, che ha visto finire in manette una trentina di persone per effetto del fermo disposto e firmato dal Procuratore capo distrettuale, Vincenzo Antonio Lombardo, dagli aggiunti Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri, e dal sostituto Domenico Guarascio.
Antonio Pavone, in particolare, secondo gl’inquirenti della Dda, sarebbe stato la “spalla” del 25enne Luigi Abbruzzese, ritenuto il “numero due” del locale di ‘ndrangheta degli “zingari” di Cassano Jonio e Corigliano Calabro, che sarebbe stato retto, proprio fino allo scorso 16 febbraio, dal 46enne coriglianese Filippo Solimando arrestato nel corso del blitz di “Gentleman”.
Insieme a Pavone alla cattura era sfuggito pure lo stesso Luigi Abbruzzese – attivamente ricercato dai carabinieri – il quale nelle intercettazioni telefoniche dell’inchiesta viene appellato da Solimando come “Il piccoletto”: figlio di quel Franco Abbruzzese alias “Dentuzzo”, il quale dal 2009 è detenuto al 41-bis e già condannato all’ergastolo, in appello, nell’ambito del maxiprocesso “Timpone Rosso”.
Antonio Pavone è il fratellastro dello stesso “Dentuzzo” in quanto figlio naturale di Celestino Abbruzzese alias “Asso di bastone” nonno del “Piccoletto”, e, quindi, zio di quest’ultimo.
A prendere in consegna Pavone, sabato sera, sono stati gli uomini del Reparto operativo del Comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, guidati dal tenente colonnello Vincenzo Franzese.
Da giorni Pavone sentiva il “fiato sul collo” da parte dei militari del Nucleo investigativo degli stessi carabinieri bruzi, i quali, sotto le direttive del capitano Michele Borrelli, gli davano la caccia su tutto il territorio provinciale.
Antonio Pavone, assistito e difeso dagli avvocati Antonio Sanvito e Giorgia Greco, dovrà comparire domani dinanzi al giudice per le indagini preliminari di Cosenza, Giuseppe Casciaro, per l’interrogatorio di garanzia. Ora è rinchiuso nella casa circondariale di Cosenza.