Riunioni e verifiche coi soldi nostri.
Un famoso modo di dire della tradizione popolare recita “mentre il medico studia, il paziente muore”: è quello che sta accadendo in questo periodo in Calabria. Mentre il neo-governatore Oliverio cerca di uscire dalla morsa dei partiti e degli apparati, il Direttore Generale Bruno Gualtieri, uno di quelli nominati illegittimamente dalla Giunta Scopelliti, continua a disporre verifiche e controlli per sanare la fossa di Scala Coeli. Un impianto che è stato costruito in maniera non conforme al progetto, con cartografie sbagliate, pendenze sbagliate, troppo vicino al torrente, addirittura su particelle non di proprietà dell’azienda, con lavori abusivi sulla strada eccetera eccetera eccetera eppure che è ancora lì, in cima alle priorità assurde di un dipartimento politiche per l’ambiente sempre di più nel ruolo che fu rivestito dall’Ufficio del Commissario all’Emergenza Ambientale, cioè il “porto delle nebbie” dei rifiuti calabresi. Poco importa se sembra che oliverio voglia rimuovere gli attuali dirigenti: nel frattempo Gualtieri (lo stesso del bando da 200 milioni di euro per esportare rifiuti e di tante altre vicende indecenti) e l’architetto Reillo continuano a spendere i soldi dei calabresi per progetti strampalati ed in favore di speculatori privati. Tutto questo è ancora più assurdo se si pensa che il Consiglio di Stato, nell’aprile 2014, ha di fatto chiuso ogni possibilità di apertura di quella discarica dando ragione a quanto sostenuto dai comitati ormai da anni, e cioè che in quella zona non può funzionare nessuna discarica perchè è una zona di agricoltura DOP. Lo abbiamo fatto presente formalmente e sulla stampa al dipartimento in tempi non sospetti, ma questo, ancora oggi, fa finta di non saperlo continuando a gestire il ciclo dei rifiuti calabresi in quell’anarchia dei conferimenti, in quello stato di illegalità diffusa che ha caratterizzato i 15 anni di commissariamento d’emergenza e che hanno stabilito che in calabria i rifiuti sono “un sistema di potere non estraneo ad interessi politico-malavitosi”. Sapete qual’è la beffa? Che per fare tutte queste verifiche, riunioni, missioni, protocolli per tentare di “condonare” una discarica incondonabile, la regione Calabria spende i soldi dei calabresi. In pratica la regione spende i nostri soldi per impianti che devasteranno la nostra economia e la nostra salute. Stiamo valutando l’ipotesi di denunciare, anche alla Corte dei Conti, il Dipartimento Politiche per l’ambiente per quella che, alla luce del parere del Consiglio di Stato, si configura come una vera e propria truffa ai danni dei calabresi. In ogni caso ribadiamo che a Scala Coeli non esiste un impianto di conferimento, ma una fossa che in un paese normale sarebbe stata già demolita in favore del ripristino dei luoghi, ovviamente a carico dell’azienda. Di questo ne sia bene informato il presidente Oliverio affinchè, oltre a chiudere definitivamente questa squallida vicenda anche alla luce del parere del Consiglio di Stato, vigili sugli atti del Dipartimento Ambiente e predisponga le condizioni affinche la Calabria possa finalmente andare verso l’obiettivo, ormai imposto dalla logica, dei rifiuti zero, favorendo l’economia e la salute dei territori. Uno dei passi necessari per creare queste condizioni è di certo l’individuazione di amministratori che, oltre ad essere al di sopra di ogni sospetto (nel dipartimento ambiente sarebbe una vera novità) siano capaci di tenere le orecchie aperte ed ascoltare non le urla, ma le proposte e le critiche costruttive ben precise che i comitati territoriali muovono da anni. Su questa strada la giunta regionale troverebbe la massima disponibilità all’interlocuzione ed alla collaborazione. Se invece si intende insistere, in continuità con Loiero e Scopelliti, su misure tampone, fosse e speculazione privata, garantiremo una ferma opposizione sociale, territorio per territorio, impianto per impianto, una prospettiva che speriamo non si verifichi.
Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”