La Cassazione accoglie il ricorso dell’avvocato sulla ricusazione d’un giudice
Un “fatto” tecnico giuridico che suona come clamoroso dopo la sentenza di secondo grado pronunciata nel luglio dello scorso anno nei confronti di presunti boss e picciotti ritenuti affiliati al potentissimo clan di ‘ndrangheta cosiddetto “degli zingari” di Cassano Jonio e delle sue sottoposte ‘ndrine di Rossano e Corigliano Calabro.
I giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione hanno infatti accolto il ricorso presentato mesi addietro dall’avvocato Giuseppe De Marco, difensore del presunto boss Nicola Acri alias “Occhi di ghiaccio” ritenuto il capo della ‘ndrina di Rossano, ed ha annullato con rinvio alla Corte d’Appello di Catanzaro l’ordinanza emessa dalla stessa corte catanzarese con la quale era stata dichiarata inammissibile la ricusazione formulata nei confronti del giudice Fabrizio Maria Cosentino.
Si tratta, in pratica, del togato che ha svolto il ruolo di giudice a latere nel maxiprocesso “Timpone Rosso” e che ha redatto la sentenza d’appello da poco depositata, condannando all’ergastolo “Occhi di ghiaccio” per il duplice omicidio di Giuseppe Cristaldi e Biagio Nucerito avvenuto il 6 gennaio del 1999 a Cassano Jonio nell’ambito della cruenta guerra di ‘ndrangheta che ha bagnato di sangue l’intero Cosentino a cominciare da Cassano Jonio e Corigliano Calabro.
La Corte d’Appello catanzarese dovrà adesso rivalutare nel merito l’istanza di ricusazione, presentata dall’avvocato De Marco già dopo la prima udienza del processo tenutasi nell’aprile dello scorso anno.
E in caso d’accoglimento nel merito, la decisione potrebbe sortire l’effetto dell’annullamento della stessa condanna all’ergastolo inflitta a Nicola Acri. Bisognerà comunque attendere le motivazioni d’una eventuale decisione in tal senso.
Il maxiprocesso d’appello per i diciannove imputati condannati già nel primo grado di “Timpone rosso” era teso a fare luce su ben dieci omicidi ed un tentato omicidio.
Tutti consumati tra il Cassanese, Corigliano Calabro ed il resto del Cosentino.
Il dibattimento, presieduto dalla giudice Palma Talerico, non s’era ancora aperto quando vi fu l’annuncio di ricusazione del giudice a latere da parte del difensore di Nicola Acri: questi era già stato in precedenza giudicato e condannato all’ergastolo, dallo stesso togato, nell’ambito del maxiprocesso di ‘ndrangheta denominato “Arberia”.
L’atto di ricusazione era stato comunque preceduto da una richiesta d’astensione allo stesso giudice, avanzata dalla difesa e dallo stesso giudice, ma la richiesta era stata rigettata dal presidente Talerico.
La decisione odierna da parte degli “ermellini” di Piazza Cavour offrirebbe un nuovo motivo di ricorso in Cassazione pure ai difensori degli altri imputati condannati in appello il 12 luglio dello scorso anno nell’ambito dello stesso maxiprocesso “Timpone Rosso”, le cui motivazioni sono state da depositate appena qualche settimana fa.
La sentenza d’appello inflisse ben quattro ergastoli ed altre condanne da 27 a 8 anni di reclusione.
Il carcere a vita venne inflitto, oltre che a Nicola Acri, al coriglianese Ciro Nigro ed agli “Zingari” cassanesi Franco Abbruzzese detto “U pirolo” e Franco Abbruzzese alias “Dentuzzo”.