Interrogatori di garanzia dinanzi al Gip per cinque degl’indagati destinatari di misure cautelari
Lunga mattinata d’interrogatori, ieri, in un Tribunale di Castrovillari affollatissimo di cronisti provenienti da tutt’italia per il risalto mediatico della maxi-inchiesta “Medical Market” che sta tenendo banco da una settimana, soprattutto in relazione al presunto caso d’infanticidio di cui si sarebbe macchiata – secondo la Procura del Pollino – la madre 37enne Stefania Russo.
Sul cui capo pende la gravissima accusa d’avere “soppresso”, il 15 maggio del 2012, il proprio secondo figlio quand’era già al settimo mese di gravidanza e che l’ha vista finire agli arresti domiciliari unitamente ai suoi tre ritenuti complici, Sergio Garasto di 53 anni, ex medico di Pronto soccorso dell’ospedale “Guido Compagna” di Corigliano Calabro (già interrogato lunedì), Nunziatina Falcone di 43 anni, amica della puerpera, ed al 33enne Piero Andrea Zangaro.
L’interrogatorio più atteso, ieri, era proprio quello di Stefania Russo.
Ma è sfumato: troncato già qualche minuto dopo l’inizio del faccia a faccia tra l’accusata e il giudice che una settimana fa ne ha ordinato l’arresto.
Già, perché la donna non ha retto sin dalle prime domande del giudice per le indagini preliminari, Margherita Letizia Benigno, il togato che doveva interrogarla per raccogliere la sua versione dei fatti per i quali avrebbe avuto intenzione – forse – d’incassare un ipotetico risarcimento assicurativo magari denunciando che aveva abortito in seguito ad un incidente stradale.
E in effetti questo aveva dichiarato Stefania Russo quando s’era presentata al Pronto soccorso dell’ospedale cittadino al cospetto del medico di turno, il dottore Sergio Garasto.
Ma nella mattinata di ieri Stefania Russo non è riuscita a “spiegare” nulla al giudice, perché di fronte al magistrato s’è sentita male, è crollata emotivamente, e alla fine ha preferito rimanere in silenzio.
«Tecnicamente s’è avvalsa della facoltà di non rispondere», spiega il suo difensore, l’avvocato Fabio Salcina.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia la donna aveva di fatto cominciato a rispondere alle domande ma poi il malore l’ha indotta a non proseguire.
Il suo legale s’è detto comunque sicuro di poter dimostrare l’infondatezza delle accuse ed ha annunciato che nei prossimi giorni proporrà ricorso al Tribunale del Riesame di Catanzaro finalizzato alla revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari cui da una settimana la donna è sottoposta.
«La realtà dei fatti è diversa rispetto a quanto sostenuto dalla Procura – ha detto l’avvocato – perché non v’è stata mai alcuna richiesta di risarcimento danni, né la mia assistita ha mai riscosso alcun premio assicurativo. La Procura dovrà anche dimostrare se e come sarebbe stato indotto l’aborto. Anche i consulenti nominati dalla Procura hanno avuto delle incertezze nel concludere la perizia e lo dimostra il fatto che la pinza di Martin, strumento con il quale si ritiene sia stato indotto l’aborto, viene utilizzata solo nelle prime settimane di vita e non è utilizzabile su un feto di ottocento grammi al settimo mese di gestazione».
Nella stessa mattinata è stato interrogato, dichiarandosi estraneo ad ogni contestazione, pure il 33enne Piero Andrea Zangaro, presunto complice di Stefania Russo, anch’egli difeso dall’avvocato Salcina.
Sono stati interrogati, inoltre, altri tre indagati destinatari di misure cautelari diverse dall’arresto, ai quali, nell’ambito della stessa maxi-inchiesta “Medical Market”, vengono contestate accuse avulse dal caso del presunto infanticidio.
Si tratta del medico 51enne Natale Leonardo Piro, difeso dall’avvocato Ettore Zagarese, del 42enne tecnico di Radiologia Giuseppe Di Paola, difeso dagli avvocati Giovanni ed Aldo Zagarese, e dell’avvocato Francesca Berardi, difesa dall’avvocato Antonio Pucci.
Tutti hanno energicamente respinto ogni addebito loro mosso dalla Procura ed annunciato ricorso al Tribunale del Riesame.