Si è concluso il processo cd. Lancia K a carico di Mangone Giovanni ed altre tredici persone. Le indagini si erano svolte attraverso una articolata attività di intercettazione, telefonica ed ambientale, seguita da un’attività di diretta osservazione ed intervento delle forze dell’Ordine. L’attività captativa riguardava un lungo arco temporale, da novembre del 2006 all’aprile del 2007. Le conversazioni più interessanti, dal punto di vista investigativo, venivano captate all’interno di un’autovettura Lancia K, in uso ad uno degli imputati. Da qui il nome dell’operazione di polizia. Durante tali conversazioni, che avvenivano sia in modo criptico che non, emergeva tutta un’attività di spaccio di sostanze stupefacente, tipo hashish e cocaina, riguardante la città di Mirto- Crosia e circondario.
Nel maggio del 2008 il GIP del Tribunale di Rossano ordinava la custodia cautelare in carcere per nove persone e gli arresti domiciliari per altre dieci.
Nel luglio del 2009 gli imputati venivano condannati dal Giudice per l’Udienza Preliminare con pene che variavano da otto mesi fino a cinque anni e quattro mesi di carcere, per un totale di trentacinque anni di carcere, inflitti complessivamente.
Negli scorsi giorni la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro.
Il Procuratore Generale all’esito della discussione chiedeva la condanna per i soli Mangone Giovanni, Caputo Cataldo, Sapia Emanuele e Falcone Giuseppe Arturo difesi dagli avvocati Giovanni Zagarese e Francesco Nicoletti.
La difesa, invece, insisteva nell’accoglimento delle conclusioni già rassegnate non solo nei motivi di gravame già depositati ma, altresì, nei nuovi motivi aggiunti. Tale richiesta veniva pienamente accolta dai Giudici della Corte di Appello di Catanzaro che dichiaravano “non doversi procedere nei confronti degli imputati”.