C’è una terra di fantasia lambita da due mari. Ricorda, nella forma, ma solo lontanamente la Calabria. In essa, fino ad oggi, si viveva male. Poco lavoro, sopraffazioni, disastri urbanistici, povertà in aumento. Poi, finalmente, sono giunti in essa alcuni profeti. Essi hanno cantato, come le sirene di Ulisse, che, viste le imminenti elezioni, quella terra poteva cessare di essere disgraziata. Anzi, grazie al voto (mi raccomando eh!) dei suoi poveri abitanti, dimenticati fino ad oggi, essa terra negletta, poteva finalmente diventare il Paese della Cuccagna (vedi Immagine). Dove, lo sanno tutti: “chi meno lavora più guadagna”. Non solo, ma dove anche le grandi opere: “più sono inutili e dannose e più si fanno”. O meglio, si promettono. Latte e miele per tutti. Non subito eh! Calma. Tutto questo ben di Dio, dopo le votazioni. Alle parole dei sopraggiunti profeti gli abitanti hanno fatto festa (vedi immagine). Un giubilo. Perché, un’altra caratteristica dei soggetti locali, è quella di bersi qualsiasi fandonia pronunciata, appunto, prima delle elezioni. In questo era già Cuccagna per i profeti. Nella nuova Cuccagna gli ospedali chiusi, come per incanto, riapriranno. I posti di lavoro, mai comparsi, riappariranno. Mille! Dice un profeta. No, Duemila! Grida un altro. Diecimila! Esagera un terzo. Infatti, questi veggenti, giustamente (come la storia insegna), sono convinti che i voti saranno direttamente proporzionali alle sproporzionate promesse. Centomila! Ha definitivamente e vittoriosamente concluso un quarto profeta tra scroscianti applausi. Che Cuccagna!
Associazione Culturale Jonica