Continua la diaspora all’interno del partito fondato da Nichi Vendola: l’ultimo a dimettersi da SEL è Gianpaolo Schiumerini, già dirigente zonale e provinciale dei Verdi ed oggi, dopo essere stato candidato alla Camera con Sel, è segretario cittadino e componente della direzione politica regionale e provinciale del partito, oltre che delegato all’Ambiente. Si tratta dunque di dimissioni destinate a fare rumore perché Schiumerini è abituato da sempre a mangiare pane e politica. Le sue dimissioni, da lui stesso definite “dolorose sul piano personale” e la scelta di abbandonare gli incarichi di partito, non rappresentano perciò un capriccio ma sono frutto di lunga e travagliata riflessione «e – ha scritto lui stesso –  sono dettate dalla totale non condivisione della linea politica portata avanti dal coordinatore Fratoianni e dal presidente Vendola. Non mi convince – aggiunge Schiumerini – la scelta minoritaria di ritornare alla fase precedente alla nascita di Sel che, secondo me, doveva radicarsi in Italia come la nuova sinistra laica, libertaria, riformista e di governo e invece è diventata la foto-copia di Rifondazione Comunista, sia nei contenuti che nei metodi che si richiamano al peggior centralismo democratico». Al partito, secondo Schiumerini, fa difetto la discussione interna ed anche le misure anti-crisi non lo convincono. «La crisi che investe il Paese richiederebbe da parte nostra una sfida a Renzi  sul terreno del rinnovamento della politica, sulle riforme istituzionali e sul sistema politico nel suo complesso ed invece siamo arroccati in un pregiudiziale ed ideologico anti-renzismo. Avevo insomma immaginato un altro partito che non abbiamo avuto il coraggio di costruire. Un partito moderno e dinamico e mi ritrovo invece in un’adunata di retroguardia con tanto di elmetto e baionetta. Un partito utile all’Italia, ai suoi giovani ed ai lavoratori e mi ritrovo nell’inutile salotto della narrazione vendoliana. Avevo immaginato di diventare gli eredi di Berlinguer, di Brandt e di Palme e mi ritrovo nipote acquisito di Bertinotti e Ferrero; avevo immaginato il mare aperto del PSE e mi ritrovo, invece, nel recinto del GUE». Ovviamente l’ex dirigente dei Verdi fa salva la bella esperienza maturata nel partito ed i rapporti personali instaurati «che aggiunge – spero non si incrinino dopo questa mia scelta. Può darsi, anzi sono sicuro – conclude salutando gli ex compagni di partito – che con molti di voi mi ritroverò in un prossimo futuro…».
Pino La Rocca


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