“Arancia meccanica” giovedì sera alla marina di Schiavonea. Due uomini e una donna vittime d’un violento pestaggio finito a pistolettate in aria, non denunciano nessuno 
Un giovedì sera da “arancia meccanica”. Accade a Schiavonea, la popolosa frazione marina di Corigliano Calabro.
Sono circa le otto: un “Suv” Bmw X5 con targa straniera, forse bulgara, transita per via Marsala, una stradina dell’antico borgo marinaro dove vivono tante famiglie di pescatori.
L’auto rischia d’investire una bambina di dieci anni, intenta ad attraversare la viuzza per guadagnare il portone dell’abitazione dove era già pronta la cena.   
Testimone della scena il padre della bimba scampata al pericolo, un pescatore quarantenne del luogo, il quale rimprovera l’uomo alla guida del “Suv”.
Questi, per tutta risposta, apre lo sportello, esce dall’abitacolo e lo minaccia: «Attento a come parli, tu non lo sai chi sono io!». Il tutto condito di sostantivi ed aggettivi non da accademia della Crusca o dei Lincei.
Un’ora e mezza più tardi, diverse persone del vicinato che erano intente a prendere il fresco sui loro balconi notano la presenza sulla loro stradina d’un paio d’auto “inconsuete”: erano parcheggiate e con a bordo delle persone “sospette”.
A un certo punto viene notato che uno di questi scende dall’auto ferma e chiede ad alta voce a un signore sulla sessantina che stava affacciato al balcone dove fosse suo figlio.
Il sessantenne pare abbia risposto che il figlio non era in casa, che era uscito.
Sono passate da poco le 22 e il figlio dell’uomo sul balcone sopraggiunge nella stradina.
S’accorge subito che c’era più di qualcuno ad aspettarlo sotto casa e non di certo per fargli una “visita di cortesia”. E se la dà a gambe, riuscendo a dileguarsi, senza che se ne accorga nessuno di quelli che lo aspettavano.
Il padre frattanto era già sceso di casa per domandare a quegli uomini cosa desiderassero dal figlio. A fargli compagnia la moglie e il cognato che vive in quello stesso stabile di tipo “familiare”.
Poche le parole tra questi e quel gruppo di uomini animati già “in partenza” da cattive intenzioni nei confronti del quarantenne padre della bambina il quale se l’è scampata.
Il gruppo ha infatti estratto delle spranghe con le quali ha cominciato a percuotere con violenza i due uomini. I quali sono stati selvaggiamente picchiati e pestati. Pure la donna, nel tentativo di proteggere il marito e il fratello è stata lievemente ferita.
Una rapida e micidiale sequenza di violenza, alla fine della quale uno della banda estrae una pistola. L’arma viene caricata sul momento e in modo fulmineo davanti agli occhi delle stesse vittime e delle numerose persone nel frattempo accorse. Chi impugna la rivoltella la solleva al cielo e spara alcuni colpi in aria.
E minaccia tutti: «Su questa via siete tutti schedati, se parlate vi veniamo a prendere uno ad uno! » .
Dopodichè i componenti la banda risalgono a bordo delle auto che sono ripartite sfrecciando.
I carabinieri sono giunti sul posto poco dopo gli spari, qualcuno aveva già allertato il 112.
I due uomini feriti sono stati accompagnati presso il Pronto soccorso dell’ospedale “Guido Compagna” dove i sanitari li hanno medicati: uno ha riportato un trauma cranico e ferite giudicate guaribili in otto giorni, all’altro hanno assegnato una prognosi di cinque giorni.
Interrogati per tutta la notte dagli uomini dell’Arma non sarebbero stati affatto collaborativi.
Il risultato del post-mattanza? Una denuncia contro ignoti. «Non li conosciamo, non sappiamo proprio chi siano», hanno dichiarato.
Omertà assoluta. Da parte loro e da parte di tutti, anche dei numerosi testimoni.
La carica intimidatoria della banda “punitiva” è di quelle che, a queste latitudini, puzzano di ‘ndrangheta.
Di mormorare si mormora. E si fa riferimento ad un paio di note famiglie, alleate tra loro.
I carabinieri nella notte hanno perquisito, controllato e portato in caserma alcune persone a loro “note”.
Senza alcun risultato. Nessuno di questi aveva pistole addosso né spranghe in auto o in casa.
Può darsi fossero proprio quelli della banda, ma in questo caso erano già “puliti”.
Di fronte al muro d’omertà che regna alto e sovrano qui c’è da allargare le braccia…