Con la realizzazione della nuova S.S. 106 l’Anas si appresta a profanare tutto il patrimonio ambientale e archeologico di cui sono ricchi l’Alto Jonio e la Sibaritide. A lanciare questo allarme è l’architetto Maurizio Silenzi Viselli, storico, ricercatore e studioso di archeologia, anche lui molto critico nel confronti del progetto definitivo presentato dall’Anas nei giorni scorsi e contestato dai sindaci dei comuni che saranno attraversati dal nuovo tracciato. «L’Anas… – scrive l’architetto romano – è una società che sa fare le strade. Le sa fare molto bene. Quello che invece non sa fare è rispettare i territori attraversati dalle sue infrastrutture. Così, – aggiunge Silenzi Viselli – dopo avere a suo tempo, con la cosiddetta nuova 106, fratturato in due i pianori di Amendolara, Albidona e Trebisacce, vale a dire quella zona interclusa dal mare già dalla vecchia 106 e dalla ferrovia e dopo avere realizzato il tossico viadotto sulla testa e sulle case dei trebisaccesi, ora si appresta, con il nuovo progetto della ultra-nuova 106, a tranciare ulteriormente i suddetti pianori nella parte rimasta ancora integra, a lanciare nuovi viadotti sulle affascinanti fiumare, e, non soddisfatta, anche a profanare la collina di Broglio per uscire trionfalmente sulla fiumara del Saraceno, uno dei più bei paesaggi italiani, identificato come SIC (sito di interesse comunitario) per realizzarvi sopra un faraonico svincolo (che verrà ammirato da frotte di turisti!), a proseguire fastosamente con un altro viadotto, a scorrazzare allegramente sulle fiumare successive fino ad arrivare gloriosamente alla realizzazione di quello sul Raganello (anche questo uno dei luoghi più affascinanti del pianeta), e quindi, finalmente, a tagliare e fare scempio del sito della Sybaris arcaica, come già fatto con quello della Thurii, Copia e zona portuale di Sybaris». Poi Silenzi punta l’indice contro la Soprintendenza che anche questa volta fa rumore con il suo silenzio. «Ma voglio tranquillizzare quei pochi che si dovessero preoccupare: state sereni, – scrive infatti Maurizio Silenzi – la Soprintendenza, il ministero dell’Ambiente e quello dei Beni Culturali, vigilano implacabili. Non subito eh! Un attimo di pazienza. Prima occorrerà spendere un paio di milioni (sacrosanti) per mettere in sicurezza gli argini del Crati. E fin qui siamo tutti d’accordo. Poi, occorrerà spendere altri quindici milioni (più, pare, altri otto, sempre pubblici, regalati dall’Anas) per dotare gli “esperti” cercatori di Sybaris di potenti idrovore in grado di farli scendere ancora più sotto nelle loro vane ricerche della Sybaris arcaica (nel frattempo quella “vera” sarà sfettucciata dal viadotto a sei corsie). Infine, ma solo infine (si tratta di aspettare solo pochi decenni) – conclude Silenzi con una buona dose di srcasmo – si realizzerà un’altra ultra-ultra-nuova 106 per consentire di salvare le vestigia della più importante città arcaica dell’occidente, vale a dire appunto la mitica Sybaris che nel frattempo avranno già sfregiato…».
Pino La Rocca