Il Coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri” ha posto con determinazione, ormai da diversi anni, la questione della illegittimità delle tariffe idriche applicate ai Comuni calabresi dalla società Sorical SpA che gestisce gli acquedotti regionali. Più volte abbiamo fatto presente che non erano state applicate le Normative vigenti in materia di adeguamenti tariffari rilevando che in Calabria vige il metodo CIPE (adesso la competenza è di un’altra istituzione, l’AEEG) e che, in assenza di qualsiasi decisione statale di adeguamenti tariffari, erano stati applicati aumenti autorizzati dalla Regione Calabria (socio di maggioranza della Sorical SpA).
Abbiamo pure rilevato che il prezzo iniziale dell’acqua fissato in Convenzione era non solo superiore a quanto stabilito nella Convenzione stessa ma che risultava pure “appesantito” da un incredibile errore nella conversione lire/euro al quale è corrisposto un maggiore esborso, per diversi milioni di euro, da parte dei Comuni calabresi.
Abbiamo chiesto più volte, urlando nel deserto, che fosse fatta finalmente chiarezza su una questione che incideva e tuttora incide sulle economie dei Comuni calabresi; il Coordinamento “Bruno Arcuri”, come sempre, ha scelto di stare dalla parte del Bene Comune Acqua e quindi degli abitanti della nostra regione. Purtroppo dalle istituzioni e dagli enti preposti non c’è stata nessuna risposta.
Un’autorevole risposta ci è stata data, o meglio è stata data ai calabresi, dalla Sezione Regionale di Controllo per la Calabria della Corte dei Conti nell’adunanza pubblica del 5 dicembre 2011 avente per titolo “La gestione delle risorse idriche e dei relativi impianti in Calabria anche con riferimento alla costituzione ed alle attività delle società miste”.
Ebbene in quella occasione il relatore ha confermato, in ogni punto, quanto da tempo il Coordinamento “Bruno Arcuri” ha con forza ribadito in diverse iniziative.
I rilievi hanno infatti riguardato il metodo tariffario (“In Calabria trova applicazione il metodo del CIPE”), i valori di tariffa del prezzo iniziale dell’acqua (“nettamente inferiori rispetto a quelli previsti dall’art.8 della Convenzione”) e l’errore di conversione lire/euro (“la esatta conversione del primo valore di tariffa stabilito in lire 286,04 risulta pari a € 0,147727 e non pari € 0,15, la conversione del secondo valore di tariffa stabilito in lire 468,75 risulta pari a € 0,242089 e non pari a € 0,25. La tariffa, ha registrato pertanto un aumento immediato per l’acqua fornita “a gravità” dell’1,5386% e per quella fornita “per sollevamento” del 3,2678%.”).
Di fronte a questi rilievi così precisi e sorretti dal puntuale rispetto delle Normative vigenti in materia, che peraltro avevano confermato punto per punto quanto da noi affermato da anni, ci aspettavamo un intervento definitivo di revisione di tutti gli adeguamenti tariffari illegittimi applicati e la conseguente restituzione ai Comuni, e quindi ai calabresi, delle somme pagate in più.
Purtroppo le considerazioni della Corte dei Conti della Calabria sono rimaste inattese in quel deserto che avvolge, nella nostra regione, chi dovrebbe amministrare e controllare nell’interesse dei cittadini.
Nella relazione della Corte dei Conti è stata inoltre ribadita quella che rappresenta la “pietra miliare” per gli adeguamenti delle tariffe idriche e cioè la competenza esclusiva dello Stato nel settore.
Nella questione è intervenuta più volte la Corte Costituzionale, massimo organo di controllo nel nostro Paese, con diverse sentenze (n.246 del 24/07/2009, n.29 del 4/02/2010, n.142 del 23/04/2010, n.67 del 12/04/2013) ribadendo che non solo la competenza dello Stato nella determinazione delle tariffe idriche è “esclusiva” ma che tale attività “è preclusa alle Regioni” (sentenza n.142/2010).
Gli adeguamenti tariffari applicati ai Comuni calabresi dalla Sorical SpA sono stati determinati dalla Regione Calabria sin dal 2005 (delibera n.91 del 02/02/2005) ed applicati addirittura sulle tariffe a partire dall’anno 2002 (!).
Come detto la Regione non aveva e non ha alcuna competenza per determinare adeguamenti delle tariffe idriche e per tale concetto, semplice e di immediata comprensione, il Coordinamento “Bruno Arcuri” ha da sempre contestato la legittimità delle tariffe applicate ai Comuni calabresi.
Le illegittimità non si fermano qui perché una sentenza del Consiglio di Stato (n.4301 del 09/09/2008) “ha ribadito il principio della illegittimità degli atti amministrativi che, nello stabilire nuove tariffe per la fornitura dell’acqua, ne prevedono l’applicazione in via retroattiva”.
Eppure la Regione Calabria doveva conoscere molto bene il concetto di competenza esclusiva dello Stato nella determinazione delle tariffe idriche sin dalla sentenza della Corte Costituzionale del 24 luglio 2009 (n.246). Quella sentenza era stata infatti emessa perché diverse Regioni, tra le quali la Regione Calabria, avevano contestato giudizi di legittimità costituzionale in riferimento ad alcuni articoli del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n.152 (“Norme in materia ambientale”).
La Regione Calabria, con il ricorso n.68 del 10 giugno 2006 , aveva censurato, tra gli altri, proprio l’articolo 154 (“tariffa del servizio idrico integrato”).
Il giudizio della Corte Costituzionale non ha lasciato però dubbi di sorta laddove (pagine 42-43 della sentenza n.246) ha dichiarato che “la dedotta violazione delle competenze regionali non sussiste” in quanto “la disciplina degli artt. 154 e 155 è … di competenza legislativa esclusiva dello Stato”.
Nel frattempo la Regione Calabria aveva stabilito un nuovo adeguamento tariffario con proprio decreto (n.9614 del 01/06/2009, “Determinazione della tariffa dell’acqua potabile per l’anno 2009”) che, in ottemperanza a quanto sentenziato dalla Corte Costituzionale, avrebbe dovuto essere annullato per chiaro vizio di Costituzionalità; ebbene il decreto non solo non è stato annullato ma è stato anche applicato. Anche in quel caso il Coordinamento “Bruno Arcuri” ha fatto presente in diverse iniziative che i nuovi adeguamenti tariffari per l’anno 2009 erano assolutamente illegittimi, perché determinati dalla Regione Calabria che non aveva nessuna competenza a stabilirli, e che dovevano essere annullati nel semplice rispetto delle Normative vigenti in materia.
Non vi è stata nessuna risposta, a parte quanto riportato nella relazione della Corte dei Conti già citata, ma il Coordinamento è rimasto vigile a difesa del Bene Comune più prezioso.
Ebbene tra Natale e Capodanno il Coordinamento “Bruno Arcuri” ha confezionato un regalo per tutti i Comuni calabresi riuscendo, crediamo, a sbarrare il passo ad un nuovo adeguamento tariffario illegittimo. Infatti la Regione Calabria con un proprio decreto (n.6348 del 24/04/2013 “DGR 335/2012 e 398/2012. Determinazione tariffa di cessione dell’acqua all’ingrosso da applicarsi da parte di SoRiCal s.p.a. nelle annualità 2010 e 2011.”) ha determinato nuovi adeguamenti tariffari per gli anni 2010 e 2011; e proprio dalla tariffa del 2011 sarebbero stati calcolati i nuovi adeguamenti tariffari del 2012 e del 2013 richiesti di recente ai Comuni con una lettera inviata dalla Sorical SpA.
Questi aumenti, che avrebbero decorrenza dal 1° gennaio 2013, sarebbero stati determinati in base alle delibere dell’AEEG, l’autorità statale che è subentrata in termini di competenze al CIPE.
Il Coordinamento “Bruno Arcuri” fa comunque presente che non solo tali adeguamenti (anno 2012 e 2013) devono ancora essere autorizzati dall’AEEG, come prevedono le delibere, ma che per questi aumenti tariffari è stato proposto un ricorso giuridico dal “Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua”.
Gli adeguamenti tariffari determinati per gli anni 2010 e 2011 da un decreto della Regione Calabria sono, come detto, palesemente illegittimi ma per annullare la loro efficacia è stata necessaria, oltre la determinazione del Coordinamento “Bruno Arcuri”, l’opera dell’avvocato Salvatore Gullì, che difende gli interessi del Comune di Borgia in materia, che ha impugnato il decreto regionale presso il TAR della Calabria. Sarà dunque il TAR Calabria a decidere sulla legittimità dei nuovi adeguamenti tariffari; ma considerate le tante sentenze della Corte Costituzionale in materia possiamo dire di aver bloccato un esborso da parte dei Comuni calabresi quantificabile in diversi milioni di euro.
Sarebbe auspicabile, ma nutriamo forti dubbi in proposito, che la Regione Calabria ritiri il decreto; in assenza dell’annullamento del decreto da parte degli amministratori regionali ci auguriamo che tutti gli altri Comuni della Calabria si uniscano a questa iniziativa giuridica per contrastare questi ulteriori adeguamenti tariffari. Chiediamo infine che sia rivisitata, anche alla luce di quanto affermato dalla Corte dei Conti della Calabria, l’intera questione tariffaria determinando i valori esatti che dovranno essere applicati ai Comuni e restituendo le somme illegittimamente prelevate. Il Coordinamento “Bruno Arcuri”, ancora una volta, si conferma dalla parte degli abitanti della Calabria, dei veri e legittimi proprietari del Bene Comune più prezioso.
Perché si scrive Acqua ma si legge democrazia !