Via libera, finalmente, all’adeguamento dei locali del Blocco Operatorio del presidio ospedaliero di Trebisacce come primo passo per l’attuazione del pronunciamento del Consiglio di Stato n. 87 del 7 gennaio 2020 che ha sentenziato la riapertura del “Chidichimo”.
La notizia è fresca ed è di grande importanza: Invitalia, l’Agenzia che si occupa della gestione degli appalti della pubblica amministrazione, in forza della Determina n. 326 del 7 agosto 2023 firmata dall’Ing. Antonio Capristo Direttore U.O.C. “Gestione Tecnico-Patrimoniale dell’Asp” di Cosenza, è stata infatti incaricata di avviare le procedure per l’appalto dei lavori. L’edificio, da quanto risulta, ha superato le verifiche sismiche effettuate nei mesi scorsi risultando compatibile con la funzione che dovrà continuare e svolgere e, dal momento che il progetto esecutivo relativo al ripristino delle sale operatorie era già stato approvato nel lontano 5 giugno del 2017 e dispone della necessaria copertura economica (2milioni936mila448,26 euro già impegnati dall’ex Commissario ad Acta Andrea Urbani), si può procedere all’appalto dei lavori. Si tratta della tanto attesa “prova provata” che si attendeva ormai da qualche anno che dimostra che, finalmente, si lavora concretamente alla riapertura del “Chidichimo”. Ma di che tipologia di Ospedale si tratta? Non certo di un “ospedale-hub” come l’Annunziata di Cosenza, nè di un “ospedale-spoke” come Castrovillari, Corigliano-Rossano, Cetraro-Paola e neanche di un Ospedale “generale” dotato di Pronto Soccorso, come per esempio Praia a Mare che ha avuto negli ultimi anni una storia parallela e sovrapponibile a quella del “Chidichimo”. No, secondo il Piano della Rete Ospedaliera redatto, sottoscritto di recente e inviato al tavolo tecnico ministeriale dal Presidente Occhiuto anche nelle vesti di Commissario ad Acta della Sanità della regione Calabria, si tratta di un Ospedale “di zona disagiata” nel quale, come espressamente precisato nel suddetto Piano, non è previsto il Pronto Soccorso come si conviene per un presidio sanitario che sia in grado di dare già in loco risposte tempestive alla domanda sanitaria di un territorio periferico come l’Alto Jonio che si sente sempre più povero ed emarginato. Il dietro-front del Presidente Occhiuto, di cambiare la tipologia di ruolo del “Chidichimo” da “ospedale generale” a “ospedale di zona disagiata”, unito alla più che probabile pardita del Distretto Sanitario Jonio-Nord, ha suscitato la legittima preoccupazione dei sindaci che, attraverso una nota-stampa proveniente dal Comune di Roseto Capo Spulico, si dicono sorpresi, insoddisfatti e pronti alla protesta per far ritornare il “Chidichimo” al rango di ospedale “generale” facente parte a tutti gli effetti della rete ospedaliera regionale, come del resto sancito dalla succitata Sentenza dela Consiglio di Stato. Il tempo per una mediazione c’è e fanno bene i Sindaci a fare gioco di squadra e ad alzare guardia. Non basta infatti riaprire le porte del “Chidichimo” solo per farne un’appendice degli ospedali-spoke della zona! E’ necessario riaprire un ospedale vero, “per acuti”, dotato dei posti-letto indicati dai giudici e di tutti i reparti ed i servizi necessari per assicurare alle popolazioni dell’Alto Jonio gli stessi diritti di cui godono tutti i cittadini calabresi.
Pino La Rocca