Negli ultimi anni di incertezze e crisi in vari settori, quello informatico sembra aver mantenuto un andamento opposto. Molti degli ostacoli riscontrati dalle aziende sono stati risolti attraverso strumenti tecnologici, facendo aumentare a dismisura la richiesta per le figure professionali di questo ambito.
Il programmatore è un professionista a cui le grandi e medie aziende non possono rinunciare per rimanere sempre aggiornate e adattarsi ai cambiamenti che sono costrette a vivere.
Per questo motivo, le offerte di lavoro in campo informatico sono sempre di più e questa crescita non sembra arrestarsi: decidere di iniziare una carriera nella programmazione può risultare un grande opportunità per il futuro.
Addentrarsi nel mondo della programmazione, però, rischia di spaventare perché può apparire complesso e inavvicinabile, soprattutto per chi non ha fatto studi in materie simili e non ha esperienza nel settore.
In realtà, non è così: serve sicuramente un grande impegno, dedizione e qualche sacrificio ma diventare un programmatore è possibile per chiunque abbia passione e voglia lanciarsi in una nuova avventura.
Scopriamo quindi di cosa si occupa questa figura professionale, quali sono i requisiti richiesti e cosa è richiesto studiare.
Cosa fa un programmatore?
Il programmatore informatico è colui che scrive i codici, padroneggia i linguaggi di programmazione al fine di sviluppare e gestire i programmi informatici che soddisfino le richieste del committente.
I programmatori possono essere specializzati in un settore diverso, a seconda delle sue inclinazioni e del percorso di studi: quello più diffuso è il programmatore di software.
In tutti i casi, i programmatori possono essere distinti in tre categorie: backend, frontend e full stack.
I programmatori Back End si occupano di tutto ciò che sta “dietro” e che permette il funzionamento del programma, quelli Front End, invece, lavora sulla parte con cui si interfaccia l’utente. Implementano quindi le parti grafiche e si occupano dell’usabilità del programma (o del sito) da parte degli utenti.
Infine, i programmatori Full Stack combinano entrambe le abilità e sono potenzialmente in grado di lavorare a un progetto dalla A alla Z, in piena autonomia.
Cosa studiare per iniziare?
La prima cosa da sapere se si vuole diventare un web developer è qual è il miglior percorso formativo per imparare nozioni realmente utili in un mondo competitivo e altamente dinamico.
Anche se una laurea in informatica è un grande vantaggio e aiuta a capire da subito le dinamiche della programmazione, non è un requisito imprescindibile.
Sono molte le aziende che non chiedono un determinato titolo di studio quanto piuttosto un buon portfolio.
Per ottenerlo, si possono seguire dei corsi di specializzazione (gratuiti o a pagamento) anche comodamente su Internet.
Uno dei più completi è il corso Aulab Hackademy, un corso intensivo di 400 ore svolto completamente online che in soli tre mesi consente di acquisire tutte le competenze necessarie a dare il via alla propria carriera da web developer.
Diventare programmatori: non serve solo lo studio
Le nozioni tecniche e le esercitazioni sono senza dubbio fondamentali nel bagaglio esperienziale di un programmatore ma non sono gli unici aspetti utili. La differenza in una carriera la fanno le capacità personali e le cosiddette soft skills, come la capacità di lavorare sia da soli che in team, l’ascolto dei clienti e la comprensione delle loro richieste e il problem solving.
Allo stesso modo, si deve avere pensiero critico e abilità nel trovare soluzioni velocemente, usando il pensiero creativo e senza sprecare risorse.
Queste qualità personali possono far fare il salto di qualità in carriera e farsi vedere non solo come un buon programmatore ma come uno a livelli ottimi.