Il “biondo tardivo”, la tipica arancia che si coltiva nelle “vigne” di Trebisaccee, la cui commercializzazione nel corso degli anni ha alimentato l’economia locale, è ormai in agonia tanto che il Biondo è ormai scomparso dai mercati nazionali,
con grave danno dei “vignaruli” (i proprietari) e di chi per tradizione familiare si è sempre occupato di collocare il prodotto sul mercato. Parliamo della famiglia Gargiullo di Trebisacce i cui figli, avendo ereditato la missione condotta dal proprio genitore, si affannano non poco per favorire la compravendita del prodotto. Parcellizzazione delle quote di proprietà (definite “cozze”), eccessive spese di manutenzione, concorrenza spesso sleale di prodotti importati e perdurante assenza, nonostante le timide iniziative intraprese finora, di politiche di promozione e di marketing commerciale di un prodotto che si può considerare d’eccellenza ma che è poco conosciuto fuori dai confini comunali. Il “biondo tardivo”, come è noto, è un frutto prelibato con una qualità indiscussa basata sulla copiosa succosità, con un sapore dolce e sapido e con particolari proprietà organolettiche che ne incoraggiano l’utilizzo non solo come frutta ma anche in cucina e nella preparazione di confetture e di dolci. Tardivo perché il Biondo, grazie alla vicinanza delle “vigne” al mare e al particolare microclima dell’area, va a maturazione più tardi rispetto alle altre specie, e precisamente tra i mesi di marzo e di giugno. Ecco perché, alla vigilia della campagna 2022, Giuseppe Gargiullo, che ha ereditato la “mission” di mediatore dal papà Antonio ha rivolto un accorato appello ai vari politici, ai futuri candidati amministratori locali e alle Istituzioni, a partire dal Commissario Prefettizio:
Pino La Rocca