Si sblocca l’iter procedurale della nuova S.S. 106? Quanto c’è di vero nelle voci circolate nei giorni scorsi circa l’ipotesi che entro la fine di questo mese il progetto definitivo-esecutivo del 3° Megalotto Sibari-Roseto-Capo-Spulico venga riproposto dal ministero delle Infrastrutture al CIPE per essere approvato e finanziato?
E’ difficile avere certezze dopo il lungo andirivieni del progetto tra i vari ministeri, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed il Cipe, ma basta attendere la fine del mese per capire il destino di una strada lunga cento anni, per la quale 20 giorni di ulteriore attesa rappresentano un vero e proprio battito di ciglia. In realtà, sempre secondo i bene informati, su questa ipotesi ci sarebbe un fondo di verità, perché sarebbe stata affrontata e superata l’obiezione sollevata nel momento in cui è stato deciso di dividere in lotti l’intervento e di iniziare con lotto che andava da Sibari all’imbocco della galleria del monte Mostarico di Trebisacce. Dove si prende il materiale inerte per realizzare il rilevato stradale nella piana di Sibari se non si scava prima la galleria di Trebisacce? E’ possibile che nel fermare i lavori all’imbocco del territorio di Trebisacce non si sia tenuto conto dello spreco di risorse nel dover prima acquistare e trasportare in sede il materiale inerte per realizzare il rilevato e poi spendere altre risorse per smaltire il materiale che si scava dalla galleria? Questi i rilievi venuti da più parti, che avrebbe indotto i tecnici del ministero e dell’Anas a ritirare il progetto e ad includere nel primo lotto la realizzazione dei 3 km. di galleria di Trebisacce. Pochi giorni di tempo ed ecco il progetto di nuovo in pista. Ma è da ritenersi dunque tramontata l’ipotesi del raddoppio del tracciato esistente che avrebbe comportato un grosso risparmio di territorio e di risorse che si potevano spendere per adeguare e rendere meno pericolosa la 106 da Rossano a Reggio Calabria? La verità è che si naviga a vista e nessuno sa ancora se, quando e come, sarà completata e resa più sicura la “strada della morte”.
Pino La Rocca