I rappresentanti dei consigli regionali di dieci regioni, tra cui anche la Calabria, hanno depositato in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni entro le 12 miglia e sul territorio. Capofila dell’iniziativa è la Basilicata. Le altre regioni che si sono fatte promotrici del referendum sono Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Liguria, Campania e Molise.
In Cassazione sono stati depositati sei quesiti: il primo riguarda l’art. 35 del decreto sviluppo, ed altri cinque in materia di procedimento introdotto dal decreto “Sblocca Italia”; dei quali tre sull’art. 38, uno sul decreto Semplificazioni del 2012 ed uno sulla legge n. 239 del 2004, che al decreto Sblocca Italia comunque si ricollega. Su cinque dei sei articoli oggetto dei quesiti referendari è attesa anche, tra gennaio e aprile, la decisione della Consulta. «Il messaggio che lanciano oggi i delegati dei 10 consigli regionali al governo Renzi, depositando in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni previste dagli articoli dello Sblocca Italia, è forte e chiaro: il Paese non ha bisogno di inutili e dannose trivellazioni serve piuttosto urgentemente una diversa strategia energetica che liberi il Paese dalle fonti fossili e garantisca la qualità del territorio ed il benessere della popolazione, non gli interessi dei petrolieri. È ora di ascoltare la voce e le richieste delle associazioni e dei cittadini, come hanno fatto le Regioni depositando i quesiti referendari per l’abrogazione delle norme pro trivelle approvate da questo Governo e da quelli precedenti». È quanto dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente. «Il referendum – aggiunge Cogliati Dezza – rappresenterà dunque un’importantissima occasione per scegliere un futuro energetico diverso per il nostro Paese. Nell’attesa che la Cassazione si pronunci sul referendum, continueremo con azioni di mobilitazione e impegni concreti per fermare i progetti petroliferi in mare recentemente sdoganati. Due in particolare quelli più urgenti: Ombrina Mare, la piattaforma petrolifera che dovrebbe sorgere a largo della costa abruzzese, di cui si discuterà il prossimo 14 ottobre al Ministero dello Sviluppo economico con una conferenza dei servizi, e Vega B, la piattaforma prevista nel canale di Sicilia a largo della costa ragusana, che ha da poco ricevuto il nulla osta ambientale, e su cui Legambiente e altre associazioni hanno già fatto ricorso al Tar. Tra gli impegni concreti anti trivelle, è quindi fondamentale che le amministrazioni si impegnino per chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi».
Giacinto De Pasquale