Si è svolta nei giorni scorsi l’udienza innanzi alla Corte di Cassazione che vedeva imputata Domenica Rugiano, difesa dagli avvocati Giuseppe Zumpano e Francesco Nicoletti. La Suprema Corte in totale accoglimento delle richieste avanzate dalla difesa ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso presentato dalla Procura Generale di Catanzaro avverso la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro con la quale la Rugiano era stata condannata ad una pena di anni 14 in totale in riforma della sentenza emessa dal Gup di Castrovillari che l’aveva, invece, condannata all’ergastolo.
I fatti risalgono al 27 aprile del 2012 allorquando i carabinieri di Corigliano, su segnalazione di un cittadino, rinvenivano cadavere nel giardino della propria abitazione a Villapiana, Vincenzo Genovese, marito dei Domenica Rugiano. Immediatamente i carabinieri constatavano che il decesso era stato causato da colpi da arma da fuoco. Gli stessi militari effettuavano un controllo dell’abitazione e li rinvenivano il corpo privo di vita di Rosa Genovese, figlia dell’imputata, anch’essa uccisa da arma da fuoco. Nella casa, in altra stanza, era poi stata trovata la stessa Domenica Rugiano, la quale presentava anche lei ferite da arma da fuoco. Sentita nell’immediatezza presso ove era ricoverata, la Rugiano riferiva che il duplice omicidio era stato commesso da un uomo sconosciuto. Le indagini svolte dai carabinieri avevano però modo di accertare che non vi era stata alcuna presenza estranea all’interno dell’abitazione e di come tutte le prove conducessero in modo inequivocabile alla responsabilità della Rugiano. La donna, dopo questa prima dichiarazione, ne rendeva altra con la quale dichiarava di essere stata lei l’autrice del duplice omicidio salvo poi ritrattare la stessa dichiarazione. Al termine del giudizio abbreviato il Gup del Tribunale di Castrovillari condannava all’ergastolo la donna. La Corte d’Appello di Catanzaro, in accoglimento delle tesi difensive presentate dagli avvocati Giuseppe Zumpano e Francesco Nicoletti ed in riforma della sentenza impugnata, riduceva la pena ad anni 14 di carcere. La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione con la sentenza emessa nei giorni scorsi ha definitivamente chiuso tale vicenda processuale.
Giacinto De Pasquale