Un agguato preparato meticolosamente, un’attenta e puntuale verifica delle abitudini delle vittime, fatta di appostamenti, la preparazione delle armi e dell’auto per l’agguato. È la premeditazione una delle aggravanti che accompagnano l’accusa di omicidio formulata nella conclusione delle indagini preliminari notificata ad Antonio Forastefano, Andrea Martucci ed Emanuele Bruno, accusati di essere gli organizzatori ed esecutori dell’agguato mortale ordito ai danni di Eduardo Pepe e Fioravante Abbruzzese.
Lo scopo, secondo i magistrati titolari del fascicolo – il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio e l’aggiunto Vincenzo Luberto –, era quello «in esecuzione di una complessa strategia criminale stragista» di assicurare l’egemonia in tutto il territorio della Piana di Sibari alla famiglia Forastefano, eliminando i rivali appartenenti alla cosca Abbruzzese. In particolare, Andrea Martucci avrebbe eseguito gli appostamenti per verificare le abitudini delle vittime; Antonio Forastefano avrebbe procurato l’autovettura, una Lancia Thema, e le armi utilizzate per l’agguato. Secondo le dinamiche ricostruite dagli investigatori, il 4 ottobre del 2003 i tre indagati si sarebbero appostati a bordo della Lancia Thema lungo la strada provinciale Cassano-Lauropoli, col volto coperto e armati di un fucile e una doppietta calibro 12, e una pistola calibro 9×19, caricata a proiettili 9×21. Alla guida si trovava Antonio Forastefano che, una volta vista sopraggiungere la Smart con a bordo Pepe e Abbruzzese l’avrebbe affiancata lampeggiando mentre i suoi complici sparavano in direzione delle vittime. Il colpo di grazia sui rivali sarebbe spettato al boss Forastefano che, sceso dalla macchina, avrebbe esploso contro Pepe e Abbruzzese due colpi con la pistola 9×19. Oltre all’accusa di omicidio ai tre indagati vengono contestati anche la detenzione illegale di armi e la ricettazione, essendo l’auto usata per gli omicidi provento di un furto. Condotta pluriaggravata perché effettuata con lo scopo di commettere un delitto e agevolare le attività di un’associazione di stampo mafioso. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Giancarlo Pittelli, Giuseppe di Renzo e Vittoria Trapasso.
Giacinto De Pasquale