Mattinata di passione ieri per la folta utenza presente a fronte della scarsità di personale presso l’ambulatorio
La malalogica d’un irrazionale risparmio sull’enorme carico della spesa sanitaria nella Regione Calabria – quella che sovente cela ruberie d’ogni genere e tangenti su forniture e prestazioni di servizi – non finisce mai di non risparmiare l’ospedale “Guido Compagna” di Corigliano Calabro, che ora fa lo “Spoke” col “Nicola Giannettasio” della vicina Rossano in attesa di quel fantomatico “Nuovo ospedale della Sibaritide” già finanziato, anzi finanziatissimo, e che ormai da un decennio fa soltanto sciorinare ogni risma di politicanti del vasto comprensorio, e non solo.
Ieri è stata una mattinata di passione per i tanti, ieri davvero tantissimi, utenti che erano in attesa per un prelievo di sangue finalizzato alle prescritte analisi cliniche. Già, perchè presso la sala prelievi del “Compagna” di personale medico, paramedico ed amministrativo in servizio ve n’era pochissimo. Praticamente non v’era nessuno per la ricezione delle impegnative degli utenti, con lo sportello chiuso e gli stessi malcapitati costretti a rivolgersi direttamente a chi stava all’interno dell’ambulatorio-prelievi. Qui, poi, d’infermieri addetti al prelievo ve n’era uno ed uno soltanto. Ciò mentre la fila d’attesa, sin dalla buon’ora del mattino, andava ad ingrossarsi sempre più.
«Possibile che per un banale prelievo di sangue dobbiamo essere costretti a un’attesa di ore?». Non si capacitavano, ieri, i numerosi utenti del presidio ospedaliero coriglianese. Uno di loro, stizzito, ci ha confidato: «A me hanno persino consigliato di recarmi presso uno dei laboratori d’analisi privati e convenzionati con la Regione qui sul territorio, dove non s’attende molto in fila: ma che ragionamenti sono questi? Io preferisco l’ospedale pubblico e non mi va affatto di contribuire a fare arricchire la sanità privata convenzionata». Già. Se poi sono proprio i dipendenti del servizio sanitario pubblico a “consigliare” il privato il fatto è paradossale. O forse no. Forse il discorso è in perfetta “linea di coerenza” con quanto accade ormai da anni, e negli ultimi anni in modo sempre più stringente, nel comparto sanitario pubblico dell’intero comprensorio jonico cosentino. Con sindaci ed amministratori comunali che – assuefatti alle e dalle “logiche politiche” di stritolamento della sanità locale – fanno finta di difendere strutture, servizi e personale sanitari. Solo buoni – si fa per dire – a “scaricare” responsabilità…