Sulla questione migranti il Prefetto Tomao non ha ancora risposto alla richiesta di incontro dei sindaci dell’Alto Jonio. Ecco allora che il sindaco di Amendolara, preoccupato per i possibili rischi sanitari in danno della comunità amendolarese, ha minacciato di chiudere con una propria Ordinanza la struttura alberghiera dove sono ospitati i migranti. Continua intanto la polemica tra il sindaco Ciminelli ed il suo antagonista Mario Melfi. «La questione più delicata – ha dichiarato Ciminelli – è quella sanitaria, che noi vogliamo venga opportunamente valutata e approfondita. Non ci fidiamo – ha aggiunto – della diagnosi fatta dai sanitari perchè è passato troppo poco tempo per aver potuto verificare con certezza assoluta l’assenza di malattie infettive come malaria e scabbia. Sollecitiamo pertanto un immediato controllo sanitario ispirato al principio della precauzione, tale insomma che possa escludere a 360 gradi pericoli per la comunità locale». Per la verità buona parte della comunità locale, convocata in assemblea pubblica dallo stesso sindaco Ciminelli per esprimersi sul fenomeno-migranti, ha solidarizzato con loro, sia con le parole che con gesti di generosità, anche se non sono mancati “i distinguo” da parte di chi teme che l’eccessivo buonismo possa far diventare il povero Alto Jonio l’approdo ideale di masse di migranti. In realtà molti di loro hanno fatto capire che non sono interessati a rimanere dalle nostre parti, tanto è vero che 17 dei 47 migranti arrivati finora hanno già abbandonato l’albergo diretti altrove senza mettere però in conto la chiusura delle frontiere messa in atto da altre nazioni europee come Francia e Germania che, smentendo la vocazione all’accoglienza dimostrata in passato, oggi si dimostrano meno tolleranti dell’Italia. E, a proposito di tolleranza, Mario Melfi, attraverso una nota-stampa sottoscritta come Coordinatore regionale di SEL, ha chiesto che il sindaco Ciminelli faccia le sue scuse ai migranti e si dimetta dal suo incarico di sindaco «perché nel corso dell’assemblea – ha scritto Melfi – ha paragonato il costo dei cani randagi, (euro 6,50 per il ricovero giornaliero nei canili), al costo dei migranti, che per la verità sono a carico del Ministero. Tale similitudine – ha aggiunto Melfi – offende la civiltà e la cultura di un Paese da sempre portato ad esempio nella sua storia millenaria per civiltà e accoglienza».
Pino La Rocca