Scattata in città la foto-simbolo che correda il servizio pubblicato sull’ultimo numero de “Il Venerdì di Repubblica”
C’è un servizio dal “sapore forte” sull’ultimo numero de “Il Venerdì di Repubblica”. Riguarda la Calabria, e più in particolare il suo cancro atavico: la ‘ndrangheta. E, più in particolare ancora, i bambini “allevati” dalla ‘ndrangheta. C’è una foto che li ritrae. Sono quattro figli di “mamma ‘ndrangheta” immortalati lungo Via Aldo Moro, nel centro storico di Corigliano Calabro. Alle loro spalle, sullo sfondo in alto a destra, è ben visibile il Castello ducale, il monumento-simbolo della città.
Il servizio, scritto a quattro mani da Michela Mancini e Giuseppe Baldessarro, prende spunto dalla recente pubblicazione d’un libro-inchiesta scritto da Angela Iantosca: “Bambini a metà. I figli della ‘ndrangheta” (Perrone editore). E descrive questi giovanissimi figli di Calabria che hanno il destino segnato, il futuro già scritto, con padri che non li sognano laureati, professionisti o imprenditori, ma li immaginano picciotti, se necessario killer, comunque “uomini d’onore” e boss temuti. Ragazzini nati nella violenza, cresciuti nel dolore ed educati alla paura. Figli di uomini dei clan che considerano la cosca una famiglia. «Guagnuni» che hanno visto i padri uccidere ed essere uccisi. Consapevoli che prima o poi toccherà a loro sparare o essere sparati, vendicarsi o essere nel mirino di vendicatori.
Il libro di Angela Iantosca è un lavoro di ricerca che contiene storie emerse dalle inchieste dell’Antimafia, dai fascicoli dei Tribunali dei minori e dai racconti degli operatori del settore. E fa emergere storie di bambini che bambini non sono mai stati, perchè a 10 anni portano “imbasciate”, a 14 sono “staffette”, a 16 riscuotono il “pizzo”, a 18 sono già “battezzati” e pronti alle azioni di sangue. “Educati”, insomma, per affrontare una “carriera” da criminali, con padri, zii e fratelli che li hanno addestrati sotto gli occhi di madri che nella migliore delle ipotesi sono silenziose compartecipi, ma spesso diventano protagoniste. Tuttavia, gli operatori sociali intervistati dall’autrice del libro spiegano che è ancora possibile intervenire offrendo un’educazione e una prospettiva diversa a questi bambini, serve mostrare loro un’alternativa e metterli nelle condizioni di “scegliere”.
Più d’un lettore coriglianese del servizio comparso sul “Venerdì” avrà storto il naso vedendo la foto-simbolo che “correda” i testi. Ma quella foto di certo non è “casuale” all’interno del servizio stesso. Già, perchè nelle “maglie” delle diverse maxi-inchieste antimafia che hanno riguardato la città tanti ne sono finiti di quei bambini mai stati bambini ma col volto ancora da bambini e l’età da ragazzini, cresciuti senza alcuna condizione di “scelta”…