Il Tribunale del Riesame di Catanzaro (Presidente Giuseppe Valea, a latere Teresa Guerrieri e Federico Zampaoli) ha rigettato il ricorso che era stato presentato dal sostituto procuratore di Castrovillari, Simona Rizzo, avverso l’ordinanza applicativa delle misure cautelari emessa proprio su sua richiesta da parte del Giudice per le indagini preliminari castrovillarese, Letizia Benigno, nei confronti d’alcuni dei complessivi 144 indagati nell’ambito della maxi-inchiesta “Medical Market”.
Si tratta dell’articolato filone investigativo che a fine gennaio scorso ha scoperchiato il “pentolone bollente” contenente quell’enorme presunta sequela di reati connessa alle truffe in danno delle compagnie d’assicurazione e dell’Istituto nazionale della previdenza sociale.
A distanza d’una settimana dalla notifica delle sette misure cautelari, eseguite nella mattinata del 22 gennaio, il pubblico ministero Rizzo, titolare dell’indagine, aveva proposto ricorso contro l’ordinanza del gip Benigno.
Nel proprio ricorso, in pratica, il magistrato inquirente contestava le disposizioni del primo giudice nell’applicazione delle stesse misure cautelari. E in sede d’appello ne aveva, quindi, richiesto l’applicazione per come richiesto allo stesso gip da parte del proprio ufficio.
Tradotto: il pm Rizzo aveva sollecitato la misura della custodia cautelare in carcere per il medico 53enne coriglianese Sergio Garasto, per la 37enne coriglianese Stefania Russo, per la 43enne coriglianese Nunziatina Falcone e per il 33enne coriglianese Piero Andrea Zangaro, indagati in concorso tra loro per il presunto infanticidio ovvero la “soppressione” del feto partorito al settimo mese di gestazione dalla Russo. I quattro erano stati invece assegnati dal gip Benigno agli arresti domiciliari.
Il pm Rizzo aveva poi richiesto l’applicazione della misura cautelare agli arresti domiciliari per il 51enne medico coriglianese Leonardo Natale Piro, per il 43enne avvocato di Mesoraca (Crotone) Vincenzo Schipani, per la 35enne avvocato coriglianese Francesca Berardi, per il 42enne tecnico radiologo dell’ospedale “Guido Compagna” di Corigliano, Giuseppe Di Paola, per il 57enne di Terranova da Sibari Gennaro Melsa, per il 42enne coriglianese Sergio Antonio Brogno, e per la 41enne coriglianese Filomena Spataro. Nei confronti di costoro il gip Benigno aveva rigettato la richiesta avanzata dal pm Rizzo e solo per alcuni aveva disposto misure cautelari lievi quali l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria o l’interdizione.
Sempre il pm Rizzo aveva sollecitato al gip Benigno che venissero applicati l’interdizione dall’esercizio di cancelliere presso l’Ufficio del Giudice di Pace di Rossano svolto dal 59enne rossanese Luigi Marino, e il divieto temporaneo dell’esercizio della professione forense per la 42enne avvocato coriglianese Anna Iacino. Per costoro nessuna misura era stata applicata da parte del primo giudice Benigno.
Si chiude così, dunque, la lunga fase giudiziaria relativa alle misure cautelari nell’ambito d’una maxi-indagine che per alcune settimane ha visto accendersi su Corigliano Calabro e in particolare sull’ospedale civile “Guido Compagna” i riflettori mediatici di tutte le televisioni nazionali.
Nelle scorse settimane dinanzi al gip Benigno si sono svolti, pure, alcuni incidenti probatori che erano stati richiesti dal pm Rizzo al fine di raccogliere e cristallizzare nuovi elementi di prova a carico degl’indagati già prima dell’udienza preliminare che verosimilmente comincerà la prossima estate. Ciò, mentre s’annuncia già la costituzione di parte civile contro gl’indagati, da parte del movimento politico coriglianese “Centro storico – Per non morire” presieduto da Giorgio Luzzi, che sarà rappresentato nel corso dell’udienza preliminare, e in seguito nell’eventuale processo, dall’avvocato Salvatore Sisca.