La crisi dell’agrumicoltura nella Sibaritide, cause, eventuali rimedi e prospettive. Di questo ne abbiamo parlato con Franco Mazzei, vice presidente del Daq (il distretto agroalimentare) di Sibari, organismo che ha un po’ il termometro della situazione. “Sulle reali cause di questa crisi – afferma Mazzei -condividiamo quanto afferma il consigliere regionale Mauro D’acri, che non è più il momento di coltivare piccoli “orticelli”, tutti i soggetti della filiera devono fare sistema se si vuole almeno stare nella partita di un mercato sempre più difficile e competitivo. Nel quale è scontato che è la Gdo (grande distribuzione organizzata) ad avere il maggior peso contrattuale, rispetto ad una infinità di operatori, di dimensioni ridotte o come in molti casi piccolissime”.
Entrando più nello specifico attualmente la produzione da chi è gestita ?
“La produzione complessiva di agrumi nella Sibaritide – afferma Mazzei – è solo per una percentuale che va dal 20 ad un massimo del 30% direttamente gestita da Op (Organizzazione di Produttori). Se aggiungiamo la mancanza di strategie commerciali comuni, che riescano ad aggregare quantitativi di prodotto significativi, da parte delle Op, per finire alla mancanza di packaging uniformi e riconoscibili, in particolare per le nostre clementine a marchio Igp, marchio che può essere supportato da campagne promozionali finanziate anche da risorse ministeriali e comunitarie. Tutto ciò – sostiene ancora il vice presidente del Daq- valorizzerebbe al meglio il prodotto e lo difenderebbe anche nella remunerazione, questo stato di cose fa si che nessuna di loro è in grado di competere ad armi pari con la Gdo. Cosa dire dell’altra faccia della medaglia dove il restante 70-80% del prodotto agrumicolo è controllato da centinaia di piccoli o piccolissimi operatori commerciali, (ci sono dati camerali che sostengono che nella Sibaritide siano oltre 200 gli operatori commerciali) è relativamente scontato arrivare alla conclusione che la confusione e l’approssimazione regnano sovrani. In questa situazione che si protrae ormai da molti anni, che vede gli agricoltori, rispetto agli altri pezzi della filiera produttiva, come l’anello debole, determinando una caduta verticale del loro reddito”.
Questo stato di cose non è più rinviabile ?
“Certamente – ci dice Mazzei – anche perché la situazione è oggettivamente drammatica, in questa fase un ruolo fondamentale lo devono giocare le organizzazioni della rappresentanza del settore, che devono farsi promotori di iniziative concrete, cercando di superare divergenze sulle strategie e sui primati della rappresentanza e per avere la giusta determinazione verso la politica e le Istituzioni”.
Quali dunque le soluzioni ?
“Le soluzioni possibili sono di due livelli, la prima va nella direzione di aggregare una maggiore percentuale di prodotto nelle Op, che devono svolgere l’effettivo ruolo affidatogli dalle normative comunitarie e dalle leggi nazionali e regionali. Il secondo livello è locale, cioè comunale. Riguarda la legalità, il rispetto delle normative cogenti gli standard di qualità per gli operatori commerciali, si crea concorrenza sleale, tra chi li rispetta e chi non li rispetta. Per questo sarebbe opportuno aprire un tavolo di confronto con le amministrazioni locali dei comuni più rappresentativi della Sibaritide, in primis con il comune di Corigliano, e le organizzazioni di categoria, per trovare soluzioni condivise a queste problematiche, e facendo più opera di informazione che di repressione. Si deve partire proprio dagli strumenti già esistenti, quali il Consorzio IGP Clementine Apirene della Calabria e il DAQ di Sibari, che ricordo a me stesso sono stati fortemente voluti e promossi dalle Organizzazioni di categoria da alcuni lustri”.
Giacinto De Pasquale