Il presunto attuale capo ‘ndrangheta degli “zingari” fu catturato dopo otto mesi
Dalla maxi-inchiesta antimafia “Gentleman” condotta dai magistrati della Dda di Catanzaro emerge “forte” la figura del 46enne coriglianese Filippo Solimando. Arrestato assieme ad una trentina d’altre persone tra presunti capi, reggipanza e trafficanti internazionali di droga lo scorso lunedì 16 febbraio, l’uomo è ritenuto il “capo tra i capi” del potente “locale degli zingari” che domina l’intera Piana di Sibari, allungando i suoi tentacoli criminali persino fuori regione, nel Materano.
E difatti Filippo Solimando è uno zingaro originario di Policoro, stabilitosi però ormai da svariati anni a Corigliano Calabro.
Solimando – per come scrivono i magistrati antimafia – sarebbe stato cooptato a partire dal 1995 proprio in seno all’allora “locale” coriglianese.
Lo volle suo cognato Leonardo Linardi il quale sta scontando un definitivo di trent’anni in carcere, per l’omicidio di Giovanni Viteritti inteso come “’U pazzu” ammazzato nei pressi dell’abbandonata stazione ferroviaria di Thurio il 17 gennaio del 1997.
Del resto, proprio i giudici del processo per l’omicidio Viteritti, nel 2001, condannarono Filippo Solimando all’ergastolo quale esecutore dell’omicidio ed intraneo alla cosca coriglianese.
I giudici d’appello, invece, lo assolsero per l’omicidio, confermando però la sua condanna per associazione mafiosa.
Nella motivazione della sentenza per l’omicidio Viteritti si legge che Solimando era accusato dai collaboratori di giustizia Tommaso Russo, Giorgio Basile, Giovanni Cimino e Pietro Alberto Magliari. I quali ne tratteggiarono la figura quale “azionista” dedito, nei primi anni Novanta, alle rapine ai furgoni portavalori assieme agli Abbruzzese.
Secondo i “pentiti”, a partire dal 1995 Solimando s’era messo “a disposizione” degli Abbruzzese e del locale di ‘ndrangheta coriglianese per l’esecuzione d’azioni di sangue e per la gestione del contrabbando di tabacchi.
L’inchiesta “Gentleman” tende a dimostrare che Solimando non solo sarebbe componente dell’attuale locale degli “zingari” avente la sua base principale a Lauropoli di Cassano Jonio, ma che in seno ad esso egli avrebbe raggiunto il ruolo di “massimo dirigente”.
Già, perché i traffici di stupefacenti – secondo le carte della Dda – per essere eseguiti avrebbero necessitato sempre del suo “placet” oltre a quello del 25enne Luigi Abbruzzese, figlio di quel Franco Abbruzzese alias “Dentuzzo” capo incontrastato degli “zingari” già condannato all’ergastolo e detenuto al 41-bis.
Solimando, nel 2013, si sarebbe infatti recato personalmente in Sudamerica per trattare l’acquisto di un’importante partita di cocaina.
Anche i rifornimenti di marijuana avrebbero necessitato del suo “assenso”, come dimostrerebbe l’importazione d’una tonnellata effettuata “via mare” solo dopo che i fornitori albanesi erano riusciti a contattarlo.
Lo stesso Luigi Abbruzzese lo avrebbe tenuto sempre “aggiornato” sulle importazioni di cocaina ed eroina.
Nei confronti di Solimando il 14 agosto del 1998 fu spiccata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’omicidio Viteritti.
Ma lo stesso rimase latitante fino al 27 aprile del 1999.
Tornò libero nel marzo del 2004 dopo avere scontato la condanna per associazione mafiosa.
Gli otto mesi di latitanza sono ritenuti dalla Dda “molto importanti”. Perché, per come dichiarano i “pentiti”, Solimando si sarebbe nascosto assieme a “Dentuzzo”, il quale, proprio in quel periodo, avrebbe eseguito la “strategia militare” volta all’eliminazione di quanti potevano insidiare la supremazia degli “zingari”…