Dalle carte dell’inchiesta emergono i forti sospetti degl’investigatori nei quindici giorni che hanno preceduto il crimine
Negli ultimi anni la città di Corigliano Calabro è piombata di vortice in vortice d’un infinito girone infernale.
L’agghiacciante, inenarrabile vicenda del ritenuto omicidio volontario premeditato ed aggravato d’un nascituro, che vede sotto accusa in concorso tra loro quattro persone tra le quali un medico di Pronto soccorso dell’ospedale “Guido Compagna”, la madre del feto nato vivo al settimo mese di gravidanza e che poco dopo sarebbe stato “soppresso”, e due complici, fa sorgere un forte interrogativo alla luce di quanto emerge dalle carte dell’inchiesta.
Il 15 maggio del 2012 si poteva salvare la vita del bimbo e prevenire al contempo la commissione d’un crimine orrendo?
Perché se è vero – com’è vero – che le persone coinvolte sono state telefonicamente intercettate, pedinate, appostate e fotografate dagl’investigatori del caso nei quindici giorni che hanno preceduto il crimine e proprio per il sospetto che potesse commettersi quel tipo di crimine, il drammatico punto di domanda emerge in modo prepotente.
Il quadro indiziario: nell’ordinanza di custodia cautelare in cui dispone l’arresto degl’indagati, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari, Margherita Letizia Benigno, definisce «gravi» gl’indizi di colpevolezza nei confronti del medico 53enne Sergio Garasto, della gestante 37enne Stefania Russo, della 43enne Nunziatina Falcone e del 33enne Piero Andrea Zangaro.
«Eloquenti» secondo il Gip, proprio i contatti telefonici, i contenuti delle conversazioni e gl’incontri fotografati tra il primo e il 16 maggio 2012 in seguito ai disposti pedinamenti ed appostamenti di finanzieri in borghese nell’ambito delle indagini relative all’inchiesta “Medical Market”. Un quadro, questo, tracciato giorno per giorno, minuto per minuto, passo per passo, nella nostra cronaca di ieri.
Nell’ordinanza cautelare la convinzione di colpevolezza del Gip Benigno è così testualmente espressa: «Rilievo assolutamente determinante per la comprensione dell’accordo criminoso e la contestuale concorsuale partecipazione alla ideazione, programmazione ed esecuzione del reato rivestono le risultanze investigative, collimanti e coerenti che attestano come nei 15 giorni che hanno preceduto il fatto criminoso Falcone Nunziatina, amica della gestante Russo Stefania, Zangaro Piero Andrea, titolare del bar Underground in cui lavora il fidanzato della Falcone (coinvolto in vicende giudiziarie riguardanti truffe perpetrate ai danni di enti pubblici) e il dottore Garasto si sentano spessissimo, e nel corso delle telefonate, dai contenuti volutamente criptici, i tre concordano appuntamenti per parlare a voce di determinate cose; il dottore Garasto sembra suggerire un sistema sicuro per “stoppare” qualcosa e la Falcone ha decine di conversazioni nell’ora che precede l’arrivo in ospedale della Russo e nelle ore successive».
In quegli stessi giorni gl’investigatori diretti dall’allora Procura di Rossano non potevano piazzare delle cimici audio-video nel Pronto soccorso del “Compagna” e vigilare “in incognito” intorno ad esso, intervenendo in modo provvidenziale?