Nel cimitero oltre una trentina di bare non tumulate ed “immagazzinate”. E alcune prendono già la strada di San Giorgio Albanese…
A Corigliano Calabro guai a chi è già morto da qualche mese o a chi, invece, dovesse morire in questi giorni. Sì, avete letto bene, e non è una bestemmia.
Fosse vero, come emerge dalle indiscrezioni, che da qui a qualche mese chiuderà la divisione d’Ostetricia-Ginecologia, a Corigliano Calabro non si potrà nemmeno più nascere, come già non vi si può morire pensando di poter essere seppelliti nel locale camposanto. Sissignori: qui si potrà soltanto continuare a vivere ma in un clima d’indecente vergogna, quello che da tempo ormai avvolge la città sotto diversi e molteplici aspetti.
La tristissima pagina del cimitero tiene banco da oltre due mesi.
Già, perché ora hanno superato la trentina le bare contenenti le spoglie dei coriglianesi che sono trapassati dai primi giorni dello scorso novembre indecorosamente ed indegnamente stipate l’una sull’altra e le une a fianco alle altre in tre stanzoni adibiti a tale “magazzino” all’interno dell’area cimiteriale.
Bare in attesa di tumulazione, per una degna sepoltura dei defunti prevista dalle leggi dello Stato.
Corigliano Calabro però s’è da tempo come “affrancata” dallo Stato e dalle sue leggi, quelle scritte, quelle non scritte, quelle civili e quelle morali.
Per quel numero vergognoso di bare la tumulazione avverrà «in data da destinarsi», informano i responsabili del cimitero, «a causa dell’assenza di loculi in cui tumularle».
Un dato di fatto davvero inqualificabile che squalifica un’intera città, a partire dalle classi amministrativa, politica e dirigente ad ogni livello.
Un dato reso ancora più vergognoso, oggi, da un altro fatto.
Alcune famiglie che hanno perduto congiunti da qualche mese in qua, stanchi d’aspettare e finanche di protestare in Municipio per dare sepoltura ai loro cari, si sono fatti e si stanno “facendo strada” verso il cimitero del confinante piccolo comune di San Giorgio Albanese.
«Lì – racconta chi già ha potuto far tumulare il proprio caro estinto – ci hanno messo a disposizione il loculo allo stesso costo e con una concessione di ben novantanove anni a fronte dei trenta previsti a Corigliano Calabro, e senza alcun obbligo di residenza da parte d’alcun componente familiare nel comune di San Giorgio Albanese; al nostro Comune abbiamo soltanto dovuto richiedere il rilascio del nulla osta per il trasferimento della bara, versando una tassa di concessione di circa duecento euro».
Come dire che chi qui ha resistito, non emigrando da vivo, è stato costretto suo malgrado ad emigrare da morto. Lo abbiamo già scritto e riscritto ma ci tocca di ribadirlo: vergogna!