Lunghissima giornata organizzativa per l’ordine pubblico e l’accoglienza prima dell’approdo in nottata della “Ezadeen”
Sono quasi certamente tutti profughi di nazionalità siriana gli oltre quattrocento migranti approdati in nottata nel porto di Corigliano Calabro e stipati a bordo della “Ezadeen”, una vecchia nave battente bandiera dello stato africano della Sierra Leone che per anni è stata adibita al trasporto via mare di bestiame vivo. Il mercantile, di proprietà d’una compagnia di navigazione con sede a Tripoli, in Libano, sarebbe salpata nei giorni successivi al 19 dicembre scorso dal porto di Famagosta, lungo la costa orientale dell’isola di Cipro, ed era “ufficialmente” diretta al porto francese di Sete.
Già, ed era tutto un trucco, il solito utilizzato dagli spietati trafficanti internazionali d’esseri umani che dopo avere realizzato un enorme malloppo abbandonano la nave con la “merce” umana nel mediterraneo (spesso occultandosi tra gli stessi profughi e sperando di farla franca), a ridosso della linea “Sar”, la linea di ricerca, soccorso e salvataggio sulla quale intervengono umanitariamente le autorità italiane con in primissima linea la Guardia costiera.
Ed è stata una lunghissima giornata quella di ieri per gli uomini della Capitaneria di porto di Corigliano Calabro diretti dal comandante Francesco Perrotti.
Insieme a loro una corale allerta organizzativa per l’ordine pubblico da parte di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia municipale, e, sotto il coordinamento della Prefettura di Cosenza, per l’accoglienza, col fondamentale contributo da parte dell’Azienda sanitaria provinciale coi suoi medici, dei volontari della Protezione civile e della Croce rossa italiana e dei componenti il nucleo d’intervento appositamente istituito dal Comune di Corigliano Calabro.
Il mercantile carico di migranti era stato abbandonato dall’equipaggio nello Jonio a circa ottanta miglia marine da Crotone ma nel porto della città pitagorica lo sbarco non sarebbe stato tecnicamente possibile.
L’allarme era scattato nel pomeriggio di Capodanno e nella mattinata di ieri alcuni militari della Guardia costiera sono riusciti a introdursi nella nave lanciandosi da un elicottero dell’Aeronautica militare al fine di riprenderne la guida e condurla in porto.
Via radio una persona non identificata da bordo aveva detto che l’imbarcazione era stata abbandonata dall’equipaggio e che navigava senza “governo” al timone.
A bordo, aveva riferito la stessa voce, v’erano oltre quattrocento persone tra le quali una sessantina tra bambini e donne incinte.
Durane le operazioni d’identificazione gl’inquirenti dovranno ora verificare se gli “scafisti” siano realmente fuggiti via o se, come è spesso accaduto, si siano soltanto “mescolati” ai profughi.