Gli esercenti con gli occhi a mandorla aumentano in modo esponenziale in tutta la fascia jonica cosentina e in alcuni casi danno lavoro agli italiani
Un fenomeno in continua evoluzione che sta vivendo una dinamica e rapida espansione.
A Corigliano Calabro come a Rossano, Cassano Jonio e Trebisacce, come negli altri medi e piccoli centri lungo la costa jonica cosentina da Nord a Sud, sulle vie più centrali insistono attività commerciali gestite da cittadini di nazionalità cinese.
E non si tratta tanto dei tradizionali ristoranti con le lanterne rosse all’esterno – di questi ve n’è soltanto qualcuno – quanto soprattutto di negozi d’abbigliamento al dettaglio.
Le vetrine del “made in China” sono sempre più diffuse.
A Corigliano, in particolare, solo nella centralissima e popolosa frazione Scalo, vi sono ben quattro grandi negozi.
Altri tre alla Marina di Schiavonea: tra questi una vera e propria “galleria commerciale”, con titolari dagli occhi a mandorla e dipendenti…italiani!
Un altro grande centro commerciale al dettaglio “marca cina” insiste lungo il tratto di Statale 106 che scorre proprio nel Coriglianese.
Stessi numeri più o meno a Rossano e Cassano Jonio. Cifre considerevoli: non “smentite” nei centri minori in proporzione ai loro abitanti.
I cinesi stanno ovunque.
L’espansione delle loro attività commerciali è certamente dovuta al vero e proprio boom dell’immigrazione asiatica che ha interessato lo Jonio cosentino negli ultimi anni e che presenta caratteristiche assai diverse rispetto ai flussi d’immigrati provenienti da altri Paesi.
I cinesi giunti nella Sibaritide infatti – e in modo particolare proprio quelli che gestiscono attività commerciali – generalmente sono provenienti non direttamente dal loro paese d’origine ma dalle regioni del Centro e del Nord Italia.
Il loro è un vero e proprio modello d’immigrazione “interna ed intraprendente”, contraddistinta dalla facilità d’accesso al settore commerciale.
Per il quale è sufficiente dimostrare la propria regolare permanenza in Italia e disporre di locali idonei dal punto di vista igienico-sanitario al fine di presentare domanda di licenza al Comune dove s’intende ubicare l’attività.
Alle amministrazioni comunali non resta altro che doverne prendere atto entro trenta giorni, ferma restando la possibilità di verifica dell’esistenza dei requisiti previsti dalla legge.
I negozi di abbigliamento “made in China” sono destinati ad aumentare, dunque, e in modo esponenziale.
I titolari dei negozi italiani – quelli accessibili alla più ampia categoria di consumatori già avvolti da una crisi senza precedenti – ne avvertono da tempo la forte concorrenza, dal momento che i cinesi si rivolgono essenzialmente alle fasce di mercato medio-basse praticando prezzi d’assoluta competitività.
Una concorrenza che a molti di essi, e per loro stessa ammissione, fa spavento…