Lega Pesca Calabria apprezza la sollecita e pronta iniziativa del Presidente nazionale, Ettore Ianì. E’ una conferma del fatto che gli impegni assunti a Vibo Marina sono stati rispettati con tempestività e qualità. Ciò dimostra che le riunioni con i pescatori non sono passerelle, ma occasioni per recepire le istanze della categoria e tradurle in iniziative concrete. Questo il commento di Salvatore Martilotti, responsabile Lega Pesca Calabria, alla iniziativa già assunta, all’indomani dell’incontro con i pescatori calabresi a Vibo Marina, dal presidente nazionale dell’Associazione Ettore Ianì nei confronti degli Assessorati Ambiente e Pesca della Regione Calabria per rispondere alle legittime richieste avanzate da pescatori del Compartimento marittimo di Crotone.
Da due anni i pescatori della marineria crotonese subiscono, in aggiunta a tutte le limitazioni già imposte dalle più diverse leggi e regolamenti comunitari, anche il divieto di pesca nelle acque antistanti la zona industriale di Crotone e la Foce del Fiume Neto. L’interdizione è stata disposta a tutela della salute pubblica dalla Capitaneria di Porto di Crotone in un’area per cui il Comune ha emesso anche un divieto di balneazione, tutt’oggi in vigore, di cui non si conoscono però i motivi. Siamo fermamente convinti che la tutela della salute pubblica sia un interesse primario da perseguire, così come sosteniamo che pari tutela debba essere esercitata per il diritto al lavoro dei pescatori professionali, ha ribadito il presidente Ianì all’attenzione dei due Assessori regionali all’Ambiente, Francesco Pugliano e alla Agricoltura e Pesca, Michele Trematerra, cui Lega Pesca ha per il momento richiesto la documentazione scientifica ed i dati attuali della ricerca ambientale riferita alla zona oggetto di divieto, quale necessario punto di partenza per valutare la reale sussistenza del fenomeno e le relative ripercussioni economiche.
Tra piattaforme offshore, interdizioni per motivi di pubblico interesse e perimetrazione dell’ area marina protetta di Capo Rizzuto, per i pescatori è diventato molto difficile operare, spiega Lega Pesca Calabria L’interdizione cade in un momento di grande difficoltà economica della intera filiera ittica calabrese, non solo per la messa al bando delle spadare, ma anche per le difficoltà legate all’utilizzo delle reti ferrettare e per l’interdizione comunitaria delle cosiddette pesche tradizionali (bianchetto, rossetto e cicerello), con conseguente diminuzione delle imbarcazioni che sono scese a 285 (-6% nell’ultimo quinquennio) e ricadute sugli occupati per i quali nessuno si pone il problema della riconversione. Lega Pesca Calabria lamenta che è davvero difficile spiegare agli operatori i motivi della restrizione della loro attività, e del conseguente danno economico, quando l’obiezione ricorrente è “altri inquinano e noi paghiamo!” Ciò anche perché la categoria non è stata mai coinvolta nella decisione, non si conoscono i responsabili del danno, i motivi dell’interdizione, né l’entità. A distanza di due anni, è giunto il momento di avere risposte.