«Ho appreso, grazie ad una cara Amica, della scomparsa, imprevedibile e inattesa, di un Amico di vecchia data: una notizia resa ancora di più dolorosa e annichilente dall’essere lontano dalla nostra terra, perciò impossibilitato a dargli l’ estremo saluto, a partecipare e condividere la sofferenza dei suoi cari e di chi gli ha veramente voluto bene.
Custodisco nella sfera della mia personale soggettività il ricordo dell’ uomo privato, il reciproco affetto e la reciproca stima, la comune origine e appartenenza a Calopezzati, il dialogo continuo che va oltre la morte, le emozioni e gli stati d’ animo che non possono essere socializzati.
Auspico, viceversa, che la personalità di Gerardo sia percepita come quella di un ” vir publicus “, di un uomo pubblico, appartenente a quel sociale, a quell’ io collettivo, a quell’ intreccio di complesse relazioni umane, che lo collocano al di sopra del coacervo degli anonimi, indifferenti, neutri, ignavi, furbetti, invisi a tutti e di cui nessuno si ricorderà.
Gerardo appartiene a quella schiera di intellettuali o uomini di cultura che, in autonomia e spesso contro i propri interessi individuali e familiari, ritengono che la nostra vita abbia un senso e un senso religioso (teista o ateista o laico: credo che ci sia poca differenza !): quello di una vocazione o compito o dovere o missione di fare la propria parte e di farla bene ” hic et nunc”, qui ed ora, nel proprio segmento di spazialità e nel proprio frammento di eternità, al fine di contribuire a cambiare e migliorare la società e il mondo, lasciando tracce di sè e della propria azione tra, con e per quella comunità di umani di cui siamo parte integrante, che ci ha dato la vita, ci ha fatto persone e verso la quale abbiamo un debito di gratitudine inestinguibile.
Gerardo si colloca tra gli uomini dal ” pensiero forte “, tra le testimonianze autorevoli e credibili del ” pensiero forte “, che privilegiano l’ etica sociale al meschino individualismo e all’ altrettanto meschino familismo utilitaristici.
Gerardo è costantemente un vulcano in eruzione, animato da un attivismo irrequieto e senza pausa, che ne fa un epigono di Giordano Bruno e del suo ” eroico furore”.
Fa e fa fare.
Egli esplica il suo instancabile attivismo segnatamente nella cultura militante: la cultura come conoscenza, la cultura come socializzazione, la cultura come divulgazione, la cultura come parola e comunicazione, la cultura come arte poetica, la cultura come attività editoriale (attraverso la sua Rivista ” Idea ” e la sua Casa Editrice ” Edizioni del Convento”), la cultura come valore umano e risorsa condivisi, la cultura che fa memoria profetica per il futuro, la cultura che trasforma la coscienza individuale e collettiva.
Attraverso i suoi scritti di poesia, di narrativa, di saggistica diventa la voce che sa esplicitare e coscientizzare quell’ implicito e quell’ inconscio che si agitano disordinatamente negli uomini di questo nostro tempo difficile.
Inoltre, attraverso le sue numerose e variegate iniziative (incontri, simposi, convegni, premi città di Calopezzati ecc.) presso la sua abitazione, il famoso ex ” Convento dei Riformati ” – da lui trasformato da rudere fatiscente in un edificio bello, sede di un Centro Studi, una sorta di Accademia platonica o di Liceo aristotelico – diventa un animatore di cultura e di produzioni culturali, uno stimolatore di cultura e di produzioni culturali, un intellettuale accogliente e mecenate che dà spazio, riconoscimento e voce a tanti buoni intellettuali, a tanti buoni imprenditori, a tanti buoni giovani; un esemplare Cittadino calopezzatese, che ama di un ” amore pensoso ” e di un amore fattivo il suo ” natio loco “, la sua-nostra Calopezzati, che grazie a Gerardo esce dall’ anonimato, acquista notorietà anche oltre i confini regionali e diventa un luogo simbolo ed emblematico dell’ ” altra Calabria “, quella che punta e investe nel valore-risorsa della cultura per l’ emancipazione e il riscatto della nostra Regione, del nostro Mezzogiorno.
Calopezzati per Gerardo è il centro o uno dei centri gravitazionali della ” Jonicità “, ossia di un modo di ragionare, di un modo di sentire e di un modo di vivere propri di un sistema territoriale, anti-municipalistico e di area vasta, che egli teorizza in modo originale e fortemente caratterizzato e strutturato, ne cerca i fondamenti nella storia, nelle produzioni letterarie e artistiche, nel ” modus cogitandi ” e nel ” modus vivendi “, nel modo di pensare e di vivere delle persone e dei cittadini che vivono e operano in questa parte della Regione, che chiamo altrimenti la Calabria del Nord-Est o Mediterraneo jonico-silano.
Gerardo è un creatore di progettualità innovativa protesa verso l’ avvenire: ritengo che sia il suo unico cruccio averla realizzata soltanto in parte. Perciò lascia ai suoi affetti più vicini e cari, quelli dei suoi familiari, dei suoi veri amici e dei suoi concittadini, calopezzatesi il testimone di un’ eredità gravosa ma preziosa ed esaltante, quella di non disperdere, anzi di continuare la sua opera a favore della sua-nostra comunità civile locale, comprensoriale, regionale, che – spero – saprà esprimergli il doveroso riconoscimento e la doverosa riconoscenza, conservandone la memoria (che vince la morte) e valorizzandola per le generazioni di oggi e del domani.»
Addio indimenticabile Gerardo, ci mancherai.
Da Stenford, 6 febbraio 2014
Franco Filareto