Durante la discussione sul piano regolatore il WWF SILA GRECA criticò in forma pubblica un grave limite del piano regolatore: la mancanza di prescrizioni ambientali. Analoga osservazione fu fatta a proposito del progetto di sviluppo del lungomare, che fu da noi criticato in sede di consultazione pubblica per gli stessi motivi. Che cosa quindi poteva ragionevolmente essere evitato con le dovute prescrizioni ambientali?
Innanzi tutto molte aree a rischio idrogeologico sarebbero state escluse dall’edificazione, e sarebbe stata creata una fascia di rispetto ai margini dei torrenti, almeno per il nuovo edificato. Poi tutto il sistema di raccolta delle acque sarebbe stato sottoposto a un severo monitoraggio che sulla base della forte pendenza tra Rossano Scalo e Rossano Mare avrebbe indicato la necessità di prevedere dei sistemi di scolo molto più efficienti di quelli realizzati. Poi sarebbe emersa la necessità di una rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. La scelta scellerata di cementificare l’alveo del torrente Citrea sarebbe stata messa in discussione e in questo modo probabilmente molti dei danni attuali sarebbero stati evitati, perché con una rinaturalizzazione dell’alveo e delle sponde, l’acqua non avrebbe mai acquistato la forza dirompente che ha avuto invece il 12 luglio. Questa è una delle urgenze che spetta evidenziare agli organi competenti da parte delle autorità amministrative di Rossano: il torrente Citrea va rinaturalizzato . Un’altra azione importante sarebbe scaturita da una revisione ambientale del piano regolatore: la creazione di fasce di rispetto dove la terra non viene asfaltata o cementificata, questo avrebbe certamente evitato molti dei guai avvenuti nella città che si è trasformata in un gigantesco alveo a cielo aperto, proprio perché il suolo è stato reso impermeabile all’acqua. Le zone collinari che hanno versato fiumi di terra per le strade sarebbero state escluse dall’edificazione. Quando sostenemmo l’ipotesi di creare una revisione ambientale del piano regolatore il WWF non ricevette nessuna risposta pubblica, mentre durante la consultazione pubblica sul progetto di sviluppo del lungomare, l’architetto proponente ci rispose che non erano state richieste dall’amministrazione delle considerazioni di tipo ambientale che avrebbero suggerito più approfondite analisi dello stato dei luoghi e una migliore considerazione dello stato di rischio. Così ora la città ha subito un danno economico, d’immagine e materiale da cui molti degli operatori sarà difficile si risollevino. Sarà necessario portare a termine un’attenta analisi dei danni, non solo quelli evidenti, ma anche quelli strutturali agli edifici, e predisporre degli opportuni sistemi di risanamento, non solo sugli edifici, ma nel territorio.
E’ difficile individuare delle responsabilità precise in questa grave carenza della pianificazione urbanistica: ma vi sono coinvolti sia diverse amministrazioni di più d’un colore politico, diversi cittadini ( speculatori) che hanno spinto per la cementificazione , ma uno su tutti personalmente esprimo disappunto perché gli uffici tecnici comunali non hanno saputo contrastare le logiche cementificatorie prescrivendo le opportune misure di salvaguardia ambientale. Dunque in questo disastro viene chiamata in causa l’intera classe dirigente di Rossano che ha dimostrato tutti i suoi limiti. Noi abbiamo giovani che hanno studiato nelle università come prevenire le alluvioni e le catastrofi: cominciamo a dare a loro la responsabilità di rivedere le scelte urbanistiche di questa città e stendere un progetto serio di risanamento ambientale pensionando chi ormai negli uffici comunali ha fatto il callo coi difetti di questa città. Questa è la discussione seria che va condotta per chi aspira a diventare sindaco della città, accanto ai temi dell’unione con Corigliano e del riutilizzo delle aree dell’Enel.
PROF. FABIO MENIN GIA’ PRESIDENTE WWF CALABRIA