Negli ultimi tempi, la proposta di creare una nuova provincia denominata Sibaritide-Pollino, con capoluogo Corigliano-Rossano, ha acceso un dibattito pubblico e politico. Tuttavia, osservando con attenzione il progetto e le sue implicazioni, emergono numerose criticità che sollevano più domande che risposte. La principale riguarda la sostenibilità demografica: come si intende raggiungere il requisito minimo dei 350mila abitanti previsto dalla legge, se la popolazione attuale dell’area interessata è ben al di sotto di tale soglia (circa 240mila)? I sindaci dei comuni interessati sembrano convergere sull’idea di una nuova provincia, ma sul capoluogo le opinioni divergono, rivelando una frattura di fondo che mina la credibilità del progetto. Infatti, sebbene la stampa titoli spesso sulla “convergenza” dei sindaci di Castrovillari e Cassano all’Ionio (Lo Polito e Papasso), una lettura più attenta delle dichiarazioni mostra come il nodo del capoluogo resti tutt’altro che risolto. Il dibattito sulla Sibaritide-Pollino sembra dunque avvolto da quella tipica ambiguità che spesso caratterizza la politica locale. Tanto fumo e poco arrosto, si potrebbe dire. Manca una chiarezza sul percorso da seguire per soddisfare i requisiti minimi di legge, e soprattutto non si comprendono le ragioni pratiche per cui questa proposta dovrebbe effettivamente concretizzarsi.
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